Diego Maradona è morto, un mese dopo aver compiuto sessant’anni. Rivediamolo in azione, in una carrellata dei suoi gol più belli con l’Argentina e il Napoli
L’arte del gol, la fantasia al potere. Diego Maradona, scomparso a sessant’anni per le complicazioni di un arresto cardiaco, ha rappresentato quel che ogni bambino con un pallone fra i piedi vorrebbe un giorno diventare.
Le ombre dell’uomo convivono e sempre lo faranno con la luce del campione, con l’improvvisazione del genio e uno spirito competitivo in forme inusuali e sempre sorprendenti. Il Pibe de Oro, come gli artisti, non è afferrabile o inquadrabile in una sola dimensione, in una precisa definizione.
Chiunque l’abbia visto giocare, dal vivo o solo su YouTube, chiunque abbia assorbito i racconti delle sue magie, conserva un suo ricordo, una sua storia, un angolo privato di cielo da cui invocarlo, ammirarlo, magari rimpiangerlo. Fenomeno “pop” come nel calcio non se ne sarebbero più visti, non ce ne vogliano Messi e Cristiano Ronaldo, ha cambiato la storia. Ha scritto la sua storia. Nel giorno dei suoi sessant’anno lo rivediamo in azione, ancora una volta, in nazionale e con il Napoli. Per ammirare i suoi più belli, meravigliati oggi come allora.
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La FIFa ha pubblicato una raccolta dei cinque gol più belli del Pibe de Oro ai Mondiali. Il primo posto non si discute nemmeno. Si guarda e si ammira, con la stessa espressione di Jorge Valdano al limite dell’area, che aspetta un passaggio e poi allarga le braccia, rapito dallo slalom epocale del Barrilete Cosmico. E’ il gol del secolo, naturalmente. Valdano gioca con la maglia numero 11, ed è un eccezione alla regola albiceleste per cui in Nazionale i numeri si assegnano in ordine alfabetico ai Mondiali.
Così Sergio Almiron è il terzo giocatore di movimento a giocare con la maglia albiceleste numero 1 dopo Norberto Alonso e Osvaldo Ardiles. Valdano non risponde alla regola come Daniel Passarella, che si tiene la 6. La dieci è assegnata per diritto.
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Napoli lo venera, gli dedica edicole votive, si innamora del campione che sfida i “poteri forti” del calcio e li batte sul loro terreno. Maradona incarna il racconto di un popolo trasportato là dove non avrebbero osato sognare, a vincere due volte lo scudetto contro la Juve di Agnelli e il Milan di Berlusconi. Il disordine del genio nelle sue più alte manifestazioni. Quel genio che si è spento all’improvviso, come si era annunciato nella luce scintillante del suo inarrivabile talento.
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