Lino Banfi si racconta ai microfoni de “Il Romanista” in occasione dell’uscita del libro “Siamo tutti allenatori nel pallone” a cura di Marco Ercole con prefazione di Picchio De Sisti. Il celebre attore ricorda l’intramontabile film e torna a parlare della Roma: la sua passione calcistica.
Lino Banfi e il calcio. Un rapporto, per certi versi, indissolubile. Il celebre attore pugliese ha riscontrato maggior successo proprio vestendo i panni di un allenatore: l’indimenticato e indimenticabile Oronzo Canà. Tra “bizona” e “modulo a farfalla” ha ridisegnato a modo proprio la storia del calcio e del cinema. Infatti, con quel film cult, si entrava nel mondo del pallone con irriverenza. Trentasei anni dopo, un libro a celebrarne l’unicità: “Siamo tutti allenatori nel pallone”, a cura di Marco Ercole, con prefazione di Picchio De Sisti (che partecipò anche al primo film).
Ovviamente, all’opera letteraria, non poteva mancare il contributo di Lino Banfi che è tornato, con l’occasione, a parlare di calcio: “Prendevamo in giro la Serie A e le sue contraddizioni senza offendere nessuno – dice, intercettato dal corrispondente de ‘Il Romanista’ – mi ha fatto piacere sapere che quest’opera riesca ancora a catturare anche i più giovani”.
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Successivamente, il “nonno” più amato d’Italia prosegue: “Uno dei fattori che l’ha reso intramontabile è, senz’altro, il fatto che ha saputo toccare anche argomenti importanti – quali il razzismo e l’integrazione sociale – con ironia e sagacia. L’idea per il personaggio me la diede il Barone Liedholm in un viaggio che facemmo insieme, mi parlò di questo signore di Turi, tale Oronzo Pugliese a cui appunto è ispirato Oronzo Canà”.
La chiosa finale, per Lino Banfi non poteva che essere sulla Roma di Fonseca: “Ormai sono romano d’adozione e tifo per la Roma, devo restituire qualcosa a questa città che tanto mi ha dato. Fonseca mi piace, non è male. Ha giocatori forti, suggerisco al Presidente Friedkin di stare vicino alla squadra. Dopo Totti, per cui abbiamo pianto tutti quando ha smesso, il mio pupillo è Zaniolo. Caro Nicolò, tu devi tornare a giocare presto, perché quando giochi io respiro (ride ndr)”, ha concluso Banfi.
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