Storica qualificazione della Scozia alla fase finale di un torneo internazionale: folle festa nelle Highlands… e non solo
Mitrovic si prepara sul dischetto: prende la rincorsa. In una mano ho la bandiera blu con la croce di Sant’Andrea. Guai a chiamare così la bandiera scozzese in Scozia: si chiama bratach na h-Alba. Nell’altra un bicchierino semivuoto di Glenfiddich.
Scozia avanti con il cardiopalma
Sono teso come una corda di violino. Tifo per la Scozia dalla prima volta che sono andato a Glasgow e ho visto una partita del Tartan Army. Avevo diciannove anni. Ho tifato Scozia anche quando arrivarono a Italia ’90 e furono eliminati al primo turno: giocavano a Genova. Uno dei momenti più belli della mia vita fu il concerto di Fish in piazza della Vittoria abbracciato a cinquemila tifosi scozzesi. Ho ancora le maglie celebrative dell’epoca…
Mitrovic tira. Marshall para… urlo come un pazzo. Il bicchierino va in frantumi contro il muro. Piango. Il mio vicino suona al campanello…
“Stai bene?”
Benissimo: era da 22 anni che aspettavo che la Scozia tornasse al calcio che conta. Ventidue anni di delusioni, sofferenze, angosce, umiliazioni.
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Dannata passione Tartan
La passione per la Scozia non si spiega: è quella di chi nasce perdente in partenza e si accontenta di poco, anche solo di averci provato. Genova ha profonde radici scozzesi più ancora che inglesi. Forse è per quello. Ce l’avranno trasmesso con l’acqua del Nicolay.
Raffica di telefonate: chiamo gli amici che sono al pub e stanno festeggiando con quella che chiamano ‘la dieta liquida’: birra doppio malto e shot di whisky doppio malto. Ne bevono almeno quanta ne rovesciano per terra. Sento urla indistinte: Ben mi urla… “Fella! (vuol, dire amico ma poi aggiunge un epiteto affettuoso ma irripetibile) manchi solo tu….”.
In sottofondo un coro incessante: una canzone anni ’70 dei Barracas “Yes Sir I can Boogie”, brano orrendo considerando l’ampio patrimonio di musica che la Scozia sa offrire da lungo tempo a questa parte.
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Scozia, impresa storica
Prendo un altro bicchierino di Glenfiddich, lo alzo alla memoria dei miei amici scozzesi che avrebbero voluto esserci (Stuart su tutti) e a quelli cui vorrei essere abbracciato in questo momento: ‘Slainte Mhath’. Alla salute…
Un paese impazzito di gioia che inseguirà la sua ennesima rivincita contro i rivali di sempre, gli inglesi, che affronteranno in un girone che si giocherà anche con due gare ad Hampden Park, Glasgow. E già pianifico come andarci.
Steve Clarke ha fatto un mezzo miracolo con una squadra dignitosa, operaia, niente più che una formazione con pochi elementi di livello che hanno giocato alla morte guadagnandosi sul campo e nel modo più imprevedibile la qualificazione.
L’avrebbero meritata già a tempo scaduto ma il pareggio al ’90 della Serbia ha complicato tutto fino ai calci di rigore che si sono conclusi all’ultima emozione con la parata di Marshall su Mitrovic.
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La gioia di un paese allenato a perdere
Poi il paese è esploso: festa lungo Sauchiehall Street a Glasgow, lungo il Royal Mile di Edimburgo, nella mia meravigliosa Inverness come a Dundee dove qualcuno ha anche fatto un azzardatissimo bagno in mare. Le maglie dell’orgoglio scozzese sono spuntate da qualsiasi cassetto: la mia dice “I can’t keep calm: I’m Scottish”.
Telefonate, messaggi, video che diventano virali: chi canta “Flowers of Scotland”, chi rispolvera “Mull of Kintyre” di Paul McCartney. Chi si ricorda dei leggendari Big Country facendo risuonare “Rememberance Day” che non è il giorno della memoria britannico ma quello degli scozzesi.
Io ho suonato a tutto volume la versione live di “Stinging Belle” brano dei miei adorati Biffy Clyro, scozzesi di Kilmarnock.
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