Bologna, Mihajlovic racconta della sua malattia che ha sconfitto e del suo passato quando in campo lo chiamavano “zingaro di m….“
Torna a parlare l’allenatore del Bologna, Sinisa Mihajlovic, e lo ha fatto presentando il suo libro “La partita della vita” (da oggi in libreria) rilasciando una lunga intervista al ‘Corriere della Sera‘. Queste le sue dichiarazioni sul periodo difficile che ha trascorso durante la sua malattia: “Quando una persona si ammala la colpa non è di nessuno, succede e basta. Non sono né un eroe né Superman.
Sì è vero, parlavo così perché volevo fare il duro. In realtà ho avuto molto paura. Chi non ce la fa non deve considerarsi un perdente. Dopo la malattia mi sto godendo ogni cosa. Prima non lo facevo perché davo tutto per scontato, ora ho capito il senso della vita. Confermo che quello che ho avuto mi ha reso un uomo migliore”.
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Bologna, Mihajlovic tra malattia e quando lo chiamavano ‘zingaro‘
Impossibile non porgli la domanda sull’offesa che lo ha accompagnato per tutta la sua vita da calciatore: “Zingaro di m….? Mi reputo un uomo controverso. In certe situazioni ci ho messo anche del mio, però se sbaglio una cosa mi prendo le responsabilità”. E sull’amicizia con la ‘Tigre Arkan‘ (Zeljko Raznatovic, è stato un militare, agente segreto e criminale serbo): “Probabilmente all’epoca ero attratto dal male, alla fine diventammo amici. Ciò non toglie che non ho mai condiviso quello che lui ha fatto, ma ha fatto parte della mia vita“.
Dopo la leucemia, Mihajlovic è un’altra persona: “Da oggi vedo il bicchiere mezzo pieno. L’affetto della gente mi ha aiutato molto. Però ora basta, voglio ritornare ad essere uno zingaro di m….“.
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