Nella sua autobiografia Marco Van Basten ripercorre il momento trascorso al Milan e il rapporto tutt’altro che idilliaco con Arrigo Sacchi.
Marco Van Basten è stato certamente uno degli attaccanti più forti della storia, apprezzato non solo da chi ha avuto la possibilità di vivere in prima persona il suo periodo da calciatore, ma anche da chi ha potuto ammirarne le doti tecniche attraverso i racconti degli adulti ed era quindi all’epoca solo un bambino. La sensazione di rimpianto ripensando alla sua carriera, scandita da ben tre Palloni d’Oro, è certamente inevitabile proprio perché sono stati i tantissimi infortuni a spingerlo a smettere quando avrebbe potuto giocare ancora per qualche anno.
I tifosi del Milan, che lo hanno amato a dismisura, non possono però dimenticare i battibecchi avuti con Arrigo Sacchi, suo tecnico all’epoca; non a caso, l’addio dell’ex allenatore era stato dettato anche da questo rapporto conflittuale. È lo stesso olandese a ricordare quel periodo all’interno della sua autobiografia: “Non ho mai sopportato Sacchi, inutile negarlo – ha scritto -. Era certamente uno che parlava troppo per i miei gusti. Lui era decisamente fissato anche su cose che consideravo inutili: ci spingeva a guardare decine di volte i video, per lui fondamentli per vincere. In alleamento parlava sempre, alla fine ero costretto a dirgli che quanto ci spiegava lo aveva già detto più volte. Una situazione insostenibile”.
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Nel corso della sua esperienza al Milan Van Basten ha avuto la possibilità di essere allenato da Sacchi e Capello, che hanno ottenuto successi importanti in carriera. A detta dell’olandese, il merito non sarebbe però unicamente dei due tecnici: “Entrambi hanno avuto una grande fortuna: hanno allenato squadre davvero fortissime. Avevano Baresi, Maldini, Costacurta e Tassotti grandi difensori che sapevano giocare molto bene anche con il pallone”.
Non poteva mancare un elogio del suo Milan, che ha vinto tutto in Italia e nel mondo: “Quel Milan era tra le sei squadre più grandi di sempre”. Un accenno anche agli infortuni, che lo hanno costretto ad arrendersi: “Crujyff mi faceva giocare lo stesso, anche se avevo dolori. diceva, non giochi tutte le gare e puoi saltare alcuni allenamenti. Ma devi giocare in Europa. Qualunque cosa accada, devi giocare la finale” – ha concluso.
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