Walter Ricciardi, consigliere del Ministero della Salute, invita a prendere in considerazione uno stop del campionato, ma solo per le zone con maggiori contagi.
La seconda ondata di contagi da Coronavirus è ormai diventata tristemente realtà in gran parte del nostro Paese. Gli esperti stanno così invitando tutti a rispettare le indicazioni che ci sono state date in questi mesi, ma è altrettanto importante agire con alcune misure incisive, come quelle indicate nell’ultimo DPCM approvato dal governo. Almeno per ora questo non ha portato alla sospensione del calcio professionistico, anche se ieri il presidente della Lega Serie A Paolo Dal Pino ha invitato l’esecutivo a non dimenticarsi della grave situazione economica che stanno vivendo molte società. Di diverso avviso sembra essere invece Walter Ricciardi, consigliere del ministro della Salute Speranza.
Il medico, intervenuto nella trasmissione di Italia Uno “Tiki Taka”, non esclude un nuovo lockdown per il mondo del pallone.
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Anche in questa occasione, come accaduto diversi mesi fa, ci sono certamente alcune zone del nostro Paese in cui il numero dei contagi è maggiore. Proprio per questo Ricciardi non effettuerebbe un lockdown totale, ma bensì a zone per il mondo del pallone.
“Sappiamo tutti quanto il calcio nel nostro Paese non possa essere considerato solo uno sport. Gli interessi economici in gioco sono elevati. Ma l’obiettivo primario a cui noi dobbiamo guardare è la tutela della nostra salute – ha detto Ricciardi -. Noi vorremmo evitare anche questa volta di dover fermare i campionati, ma è una situazione che non può essere esclusa a priori. In alcune zone del nostro Paese l’indice di contagiosità è tornato ad essere alto, quali ad esempio Milano, Napoli e Roma, oltre ad alcune aree di Piemonte e Liguria. L’ideale sarebbe agire subito, basterebbero 2-3 settimane per far sì che la situazione possa migliorare”.
Ricciardi, che aveva difeso la scelta del Napoli di non presentarsi a Torino per la sfida contro la Juventus su input della ASL, invita però anche a modificare il protocollo. Quello in vigore attualmente non sarebbe in grado di sostenere il numero di casi attuali: “Questo era stato fatto a maggio e allora l’epidemia sembrava essere meno forte. Noi avevamo inoltre pensato a una soluzione che consentisse di concludere il campionato. Ora la situazione in Italia è diversa e c’è una nuova stagione sportiva in corso” – ha concluso.
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