Paolo Dal Pino, presidente della Lega Serie A, lancia un appello al governo per salvaguardare il calcio, che sta vivendo una situazione particolarmente difficile.
L‘ultimo DPCM approvato dal governo e annunciato ieri dal presidente del Consiglio Giuseppe Conte sta facendo discutere, soprattutto da parte di quelle categorie che si sentono danneggiate e che sono costrette a dover sottostare a importanti restrizioni o addirittura a chiudere, In quest’ultima categoria rientrano per esempio le palestre, ma questo ha fatto scatenare, come accade ormai periodicamente, chi ritiene che il calcio sia “superfluo” in un periodo come quello che stiamo vivendo e che si possa anche smettere di giocare, come accaduto nei mesi passati.
Su questo aspetto però non ci sta Paolo Dal Pino, il n.1 della Lega Serie A, che giusto qualche settimana fa è stato colpito in prima persona dal Coronavirus. Il calcio è un’industria, che dà lavoro a milioni di persone, non esclusivamente i calciatori e, come tale, deve essere passato. Non si deve quindi pensare a un’interruzione delle partite così a cuor leggero, visto che tutti stanno rispettando il protocollo in vigore.
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Dal Pino difende il calcio: l’appello del presidente della Lega Serie A al governo
“Spero che il governo capisca quanto il calcio è importante e come debba essere considerato un’industria – ha scritto in una lettera rivolta al governo -. La demagogia in questo momento è inutile e dannosa. Siamo vicini al collasso, la nostra economia sta vivendo una situazione estremamente difficile, che diventerà ancora peggiore con le restrizioni che sono state annunciate. Fare il possibile per salvaguardare la salute è certamente importante, ma non si deve vivere alla giornata come si sta facendo, bensì fare un piano a medio e a lungo termine. Solo in questo modo si avrà una maggiore coscienza delle conseguenze delle misure adottate ora. Il nostro settore la chiusura degli stadi ha perso 600 milioni di euro nel 2020. Ci aspettiamo attenzione e sensibilità da parte del Governo. Un’industria come la nostra, che versa ogni anno oltre 1 miliardo di euro in contribuzione, serve quindi far seguire alle promesse i fatti”.
Il riferimento, almeno indirettamente è alle parole del Ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, che non aveva escluso uno stop alle partite, ritenendolo un settore non fondamentale.
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