Per capire il Midtjylland bisogna capire la Danimarca. E per capire la Danimarca bisogna averci vissuto almeno un pochino.
La Danimarca è un paese magico, che sembra sospeso in una dimensione ai margini di quest’epoca allucinante di inutile apparenza e di vuota esposizione.
Un paese lontano dall’Italia per tanti motivi: il freddo, il periodo di penombra che sembra infinito, uno stile di vita che è compassato, lento, a misura d’uomo, sempre rispettoso delle regole e della società. Un italiano con gli usi della Danimarca durerebbe quando un gatto in tangenziale.
D’altronde la felicità sembra sempre dietro l’angolo in Danimarca: paese di rarissima cultura, di grande spessore sociale dove la qualità della vita è costosa ma altissima. E dove i miracoli sono ancora possibili.
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Il Midtjylland è un miracolo e in questo senso è davvero molto simile all’Atalanta. Vent’anni di storia (il club è nato dalla fusione di due squadre profondamente rivali, Ikast FS e Herning Fremad), il Midtjylland ha un settore giovanile molto più evoluto della prima squadra. Un club che promuove cultura sportiva, sviluppo sostenibile e attenzione ai rapporti umani. La società offre studio, tutor, corsi di lingue e di formazione professionale a tutti i propri giocatori del settore giovanile… “perché prima viene l’uomo e poi il calciatore” dicono i dirigenti del club di Herning, 82mila abitanti dei quali 12mila trovano spazio nello splendido e graziosissimo stadio locale.
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Di club come questo ne sono nati diversi in Europa negli ultimi anni: forse l’esempio più clamoroso è quello dell’Hoffenheim. Ma dietro ci sono i miliardi del signor SAP, Dietmar Hopp. Facile arrivare al successo quando dietro hai multinazionali come la Red Bull.
Dietro al Mitdjylland, il cui nome significa “terra di mezzo”, perché è nel cuore dello splendido Jutland, c’è Matthew Benham, imprenditore con una gran passione per le scommesse. Benham è un malato di statistiche e dati: studente di Oxford con un diploma in fisica aveva elaborato un algoritmo con cui ha accumulato una piccola fortuna come scommettitore e grande credibilità come consulente di alcune compagnie di betting.
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Tanto abbastanza per cominciare a investire nel calcio: prima in Inghilterra con il Brentford e poi con il Midtjylland, acquistato insieme a un socio misterioso nel 2014. Benham crea la sua società di scommesse, la SmartOdd, con cui mette a frutto il suo algoritmo e comincia a raccoglie decine di migliaia di dati su squadre, giocatori e partite.
Titolo nazionale subito, il primo anno. Una macchina da gol: 63 reti in 22 partite, quattro punti in più del Copenhaghen, 17 gol più dell’Esbjerg, il secondo attacco del campionato. Una produzione impressionante di gioco ma soprattutto una grande redditività sulle palle inattive. Il tecnico è Brian Priske, altro malato di statistiche e di tipologie di gioco sui calci piazzati: è un signor nessuno. Ma Priske studia 19 schemi per battere un calcio di punizione. Sempre diversi. E la squadra batte ogni record firmando quasi un terzo dei gol proprio su calcio piazzato. Il playbook del Midtjylland è una specie di enciclopedia: e chi gioca lo deve conoscere a memoria.
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Thomas Gronnemark, ex nazionale danese di bob, grande appassionato di sport americani, viene assunto come consulente per perfezionare le rimesse laterali. Un’altra intuizione geniale che porta Gronnemark al centro dell’attenzione del calcio internazionale al punto da essere chiamato da Klopp al Liverpool.
In gergo tecnico le palle inattive si chiamano Expected Goals: azioni di palla ferma che “devono” portare un beneficio in termini di produzione offensiva. Sembra di sentire il compianto professor Scoglio, altro teorico intransigente delle palle inattive.
Il Midtjylland nel frattempo amplia lo stadio, offre nuovi servizi alle famiglie e agli abbonati, sopravvive alla pandemia riducendo costi già ridottissimi e vendendo qualche quadro pregiato della sua galleria di talenti: Kristensen all’Ajax per 12 milioni di euro, Onuachu al Genk per 6 e Poulsen, forse il più forte in assoluto, altri 12 milioni di euro al Borussia Moenchengladbach.
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In tre anni il Midtjylland ha investito un milione e mezzo di euro nelle strutture del proprio settore giovanile. Incassando quasi 40 milioni di euro in plusvalenze. Un’enormità per il mercato danese.
Il Midtjylland è una squadra nata a tavolino e pensata in laboratorio con una straordinaria capacità di analisi e di giudizio: un modello vincente per il calcio danese che ora per la prima volta si trova a confronto con l’Università del calcio internazionale. “Le statistiche sono state una base di partenza per il nostro business – dice Matthew Benham – il gioco, le scommesse continuano a piacermi ma non possono essere una base solida quando cerchi investitori che vuoi coinvolgere in un grande progetto internazionale. Qui in Danimarca ho creato un mio laboratorio statistico che ha giovato alla squadra e al suo gioco. Ora si tratta di fare un salto di qualità: ci sono decine, centinaia di giovani che possono essere perfetti per il nostro modo di concepire il calcio. Ci stiamo facendo conoscere, qui offriamo un modello educativo e sportivo che è qualcosa di più di un sogno per accedere al calcio internazionale”.
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Nel frattempo Benham continua con le sue scommesse: ha venduto tutti i giocatori che potevano portare soldi in cassa perché vuole realizzare una nuova club house, due campi e una seconda palestra con piscina. E per debuttare in Champions League ha acquistato Luca Pfeiffer. Avessi detto…
Pfeiffer, 24 anni, 1.95 è uno sconosciuto: giocava attaccante in terza divisione in Germania con il Würzburger Kickers. Il suo cartellino è costato un milione e mezzo di euro. “Ma ha i numeri giusti e i nostri scout mi hanno detto che sarà perfetto…”
Gli scout di Benham fino a oggi non hanno sbagliato un colpo. La squadra ha un costo e un budget: la formazione di un calciatore del settore giovanile non deve costare più di 350mila euro e deve essere messa a reddito entro tre anni.
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Un giocatore viene acquistato solo se globalmente (cartellino e ingaggio) costa meno di 1 milione di euro a stagione. Quando il suo valore supera i sei milioni di euro deve essere ceduto. Le bandiere da queste parti non esistono. Tutto cambia, tutto si trasforma, tutto serve a rigenerare il progetto.
Nel 2015, dopo il primo titolo nazionale, il valore del Midtjylland era di 14 milioni di euro. Ora sfiora i 60. Non abbastanza per insidiare le grandi potenze europee ma molto per avviare un dialogo e diventare il posto ideale per fare sviluppare i propri talenti.
La ‘terra di mezzo’ – proprio come quella de Il Signore degli Anelli – nasconde un tesoro.
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