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Champions League

Champions League, torna la minaccia della Superlega: i club e la FIFA sfidano la UEFA

Sky Sports in Inghilterra ha fornito i dettagli del progetto della European Premier League, una Superlega che metterebbe a rischio la Champions League

Champions League, torna la minaccia della Superlega: i club e la FIFA sfidano la UEFA

Una competizione con sedici o diciotto squadre, le più forti e ricche dei cinque principali campionati europei. Un torneo con partite di andata e ritorno, poi una fase a eliminazione diretta.

Secondo Sky Sports in Inghilterra, ci sarebbero già sei milioni di dollari pronti per questo torneo, indicato con il nome di European Premier League. Mark Kleinman, direttore di Sky News City, ha parlato di questa nuova competizione come di un evento supportato dalla FIFA, ma osteggiato dalla UEFA, che si prevede possa partire nel 2022.

Se andasse in porto questa rinnovata versione della Superlega Europea, il progetto potrebbe traaformarsi nel più intenso shock per il mondo del calcio negli ultimi decenni.

La FIFA, spiega Sky, non ha voluto commentare. La UEFA ha espresso il suo dissenso verso questo tipo di competizione chiusa. “Il presidente della UEFA ha più volte spiegato che i principi di solidarietà, di promozione e retrocessione, e l’esistenza di una competizione aperta sono principi non negoziabili” fa sapere un portavoce alla pay tv britannica.

Senza l’appoggio della UEFA, la European Premier League suonerebbe come il segnale di una guerra di potere tra la FIFA e la confederazione europea, che vedrebbe messa a repentaglio la Champions League, il suo brand di maggior successo anche commerciale e televisivo.

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Champions League e Superlega, modelli a confronto

La questione non è nuova, la contrapposizione fra i club e la UEFA nemmeno. Le squadre hanno manifestato un’esigenza di sfidarsi più volte con avversari di pari livello, che potrebbe avere effetti benefici in termini di risorse complessive per la competizione. La UEFA, pur senza disconoscere la legittimità dell’ambizione dei club, è venuta incontro alle richieste ad esempio aumentando il numero di posti garantiti in Champions League alle prime classificate dei grandi campionati.

Ma non potrà assecondare una competizione chiusa, che metterebbe in secondo piano i campionati nazionali. Il motivo è evidente: la UEFA è un’associazione di federazioni, sono loro il primo referente, poi in seconda battuta arrivano le squadre, comprese le potenze che rappresentano il valore aggiunto della Champions League. La UEFA, diceva nel 2003 l’allora direttore dei servizi Jean-Paul Turrian, “è un’impresa che vende piacere e spettacolo”.

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I club contro la UEFA, le ragioni della Superlega chiusa

Ed è qui che si pone la principale frattura con i top club. Squadre come il PSG o il Manchester City, il Real Madrid o il Barcellona, il Bayern Monaco o la Juve, sanno di essere i primattori nello spettacolo. E vorrebbero avere più voce in capitolo sul format delle competizioni e i criteri di distribuzione dei ricavi. Ma la UEFA mantiene una struttura inclusiva e destina una parte delle risorse prodotte al vertice per alimentare la base.

Per sostenere la propria posizione, hanno minacciato di creare una Superlega già dal 1996, nonostante l’opposizione della FIFA e della UEFA. In un primo tempo, se ne parlava più come una fusione delle coppe europee. Il progetto ha attirato l’interesse delle televisioni. Sulla Superlega ha spinto Media Partners, la più grande azienda italiana di intermediazione di diritti tv, guidata da Rodolfo Hecht allora editore di Milan Channel.

Media Partners ha lanciato l’operazione Gandalf finalizzata alla creazione di un campionato europeo per club, con 18 squadre al via fisse almeno per i primi tre anni. La UEFA. però, ha ridisegnato la Champions e a campionato 1998-99 in corso, cambia i criteri di ammissione alla successiva edizione, con più posti per i club delle federazioni più potenti. Buona parte di queste nel 2000 si sarebbero riunite nel G14, gruppo di pressione poi esteso a 18 società.

Gli effetti della minaccia sulla Champions League

Alla Superlega non si è mai arrivati, ma la minaccia del progetto ha portato la UEFA, come ha scritto Enzo Morelli nel libro “I diritti audiovisivi sportivi”, “a modificare il format televisivo [della Champions League] elaborando nuovi criteri di distribuzione degli introiti, basati sulla differente entità delle entrate televisive provenienti dai paesi affiliati“.

Periodicamente, la minaccia fantasma della Superlega torna ad essere agitata. E la UEFA risponde con sempre maggiori garanzie: il cambio di format dei preliminari; l’aumento dei posti nella fase a girone per i principali campionati; i due membri dell’ECA, l’associazione dei club europei che ha preso il posto del G14, eletti all’interno del board.

In questo modo, il successo nel calcio europeo è diventato sempre un processo che si auto-alimenta. Vincere garantisce più ricchezze e potere contrattuale, e finisce per creare rendite di posizione che il fair play finanziario ha finito per rinforzare.

La Superlega però non è un esito inevitabile del processo. Intanto perché l’alternativa tra il modello europeo aperto e il modello americano chiuso consente diverse sfumature intermedie. E poi, anche se le squadre dovessero un giorno arrivare a creare una Superlega separata, avrebbero comunque bisogno di un’organizzazione responsabile dell’organizzazione. E sarebbe comunque molto difficile, per non dire impossibile, ridurre il ruolo o l’influenza delle federazioni nazionali.

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Alessandro Mastroluca

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Alessandro Mastroluca

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