Quando Pep Guardiola accettò l’incarico di responsabile tecnico del Manchester City la squadra arrivava da un momento non brillantissimo.
La gestione del cileno Pellegrini aveva portato un titolo nazionale, in gran parte figlio delle intuizioni di Roberto Mancini, e due Coppa di Lega in quasi tre anni.
Guardiola e una difesa da ricostruire
Il tallone d’Achille del City era la difesa. E stando alle testimonianze più o meno ufficiali e documentate l’approccio di Guardiola era stato estremamente pratico. Soldi. Tanti soldi. Guardiola disse, più o meno testualmente… “Andiamo sul mercato e prendiamo nomi sicuri. Budget fisso non meno di 50 milioni di euro per ogni cartellino”. E in quattro anni sono arrivati sette tra i difensori più forti del mondo, uno per volta, fino a costituire un reparto sulla carta straordinario.
L’ultimo arrivo è stato quello di Ruben Dias dal Benfica, il settimo sigillo, un investimento da oltre 50 milioni di euro. Sette difensori in quattro stagioni. Il che fa pensare a quello che Guardiola aveva ottenuto in precedenza.
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I primi acquisti
In principio fu John Stones, giovane difensore che si era imposto all’attenzione generale nell’Everton. Guardiola lo impone come ‘pezzo obbligato’ del suo primo mercato. Per lui i primi 50 milioni di euro di investimento… non del tutto corrisposti dalla resa del giocatore che Guardiola non ha mai rinnegato. Anche se è indubbio che il difensore non ha reso quanto il tecnico avrebbe sperato.
Insieme a Stones arriva anche Kyle Walker che rappresenta il grande cambiamento che Guardiola impone al club. Via Pablo Zabaleta, Bacary Sagna, Gael Clichy e Aleksandr Kolarov. Walker (60 milioni di euro) arriva dal Tottenham e dimostra di saper stare sul pezzo. Anche se attacca poco e se ogni tanto si svaga in errori infantili. Contratto fino al giugno 2024.
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Mendy e Laporte
Nel 2017 arriva Benjamin Mendy, terzino sinistro francese reduce da un cammino impressionante nel Monaco con cui ha raggiunto le semifinali di Champions League. Un grave infortuni ai legamenti, una lentissima rieducazione. Un investimento massiccio, ma anche molto sfortunato e che fino a ora non ha recuperato tutti i soldi spesi.
Dall’Athletic Bilbao nel mercato invernale del 2018 arriva Aymeric Laporte, 63 milioni di euro, contratto fino al giugno 2025. I tifosi del City lo adorano: esprime potenza, affidabilità, un gioco attento in difesa e sfrontato in pressione con un sinistro che a tratti riesce anche ad illuminare il gioco. Laporte è l’unico dei sette difensori pretesi da Guardiola che ha visto incrementare il suo valore di mercato.
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Delusione Cancelo
Il fiore all’occhiello doveva essere Joao Cancelo, il terzino destro più costoso nella storia del calcio che dopo molte prospettive solo parzialmente confortate dai fatti con Valencia, Inter e Juventus, arriva al City. Un sacco di soldi che a oggi hanno alimentato la miseria di diciotto partite in Premier League. La sua agenzia, la Gestifute, sarebbe contento di riportarlo sul mercato ma il City di fronte a un cartellino che ora vale meno della metà di quello che lo hanno pagato all’Etihad, aspetta. E spera.
Molto meno costoso (quasi la metà di Cancelo) è Nathan Ake, difensore olandese retrocesso lo scorso anno con il Bournemouth e acquistato da Guardiola con l’ennesimo investimento da 50 milioni di euro. Classica scuola orange: testa sul collo, possesso palla responsabile, un giocatore ordinato in una difesa molto spesso confusa.
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Guardiola, a conti fatti
Guardiola ha fatto spendere al suo club circa 340 milioni in cartellini e quasi altrettanti in ingaggio per sette difensori che sulla carta dovrebbero rendere il City una delle difese più forti del mondo. Forse la più forte in assoluto. Nella vittoria di ieri contro l’Arsenal (Cancelo titolare in campo per tutta la partita per la prima volta quest’anno) quattro dei sette difensori pretesi da Guardiola hanno giocato tutta la gara.
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