“Mi sarebbe piaciuto giocare in una squadra con il calcio dell’Atalanta” ha detto Gianluca Vialli in una lunga intervista. Non è scontato, aggiunge, lo scudetto alla Juve
Gianluca Vialli vede un campionato più aperto. Non è scontato, ha detto in una lunga intervista a Walter Veltroni per la Gazzetta dello Sport, che vinca ancora lo scudetto anche se in bianconero, spiega, il senso di appagamento non esiste.
Gli sarebbe piaciuto molto, confessa, giocare in una squadra con il gioco dell’Atalanta di Gasperini. “Ti coinvolge, fai un sacco di gol, fatichi e ti diverti. I bergamaschi giocano con quello spirito che mi piace: avventuroso, coraggioso. C’è altruismo, giocano con continuità e da squadra. Che poi sono i valori che cerchiamo in Nazionale” ha detto l’ex centravanti tornato ora nel mondo del calcio come capo della delegazione azzurra.
Vialli ha raccontato anche il pianto dopo l’ultima partita con la Sampdoria, la dolorosa finale di Champions League persa a Wembley contro il Barcellona. Boskov entrò in spogliatoio e trovò così, delusi comprensibilmente, i gemelli del gol Vialli e Mancini. “Ci disse: Uomini non piangono, quando perdono partita. Ma io non ci ho mai trovato niente di cui vergognarsi. È giusto e l’ho imparato anche in quest’ultimo periodo” spiega.
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Il sogno di Vialli: “Un giorno vorrei essere presidente di una squadra”
Per quella Sampdoria, racconta, ha detto no anche al Milan. A Genova, in quell’indimenticabile periodo, era totalmente coinvolto nelle sorti della squadra. Alla Samp si trovava bene, fra compagni di squadra che erano soprattutto come suoi amici. I rossoneri invece erano all’inizio dell’era Berlusconi. “Lo guardavamo con ammirazione. Però se sei innamorato di una ragazza, ne viene un’altra, fai fatica”.
Ma a ventotto anni, alla fine del ciclo con la Samp, ha detto sì alla Juventus. “Eravamo d’accordo con il presidente Mantovani, anche lui voleva monetizzare, magari rifare un po’ la squadra e prepararsi ad un nuovo ciclo” ha spiegato.
Vialli ha ancora obiettivi e sogni da realizzare. Un giorno gli piacerebbe diventare presidente di una squadra di calcio, per tentare di cambiare qualcosa e rendere il calcio uno sport migliore. “Vorrei che le società di calcio fossero più sostenibili dal punto di vista economico-finanziario, che non fossero sempre sull’orlo del precipizio, che ci fosse più fair play, che le società facessero più per la comunità, che il tifoso non fosse soltanto un cliente ma anche un partner veramente coinvolto nella vita della società” racconta. “È una sfida che mi interessa“.
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