L’ex attaccante della nazionale cecoslovacca Antonin Panenka è in rianimazione, colpito dal Covid-19. Celebre l’invenzione del rigore a cucchiaio, mostrato al mondo nella finale di Euro ’76
Antonín Panenka è in terapia intensiva, colpito dal Covid-19. L’ex attaccante, 71 anni, è in rianimazione a Praga. L’ha annunciato sul suo profilo Twitter il Bohemians, il club con cui ha disputato quattordici anni di carriera, dal 1967 al 1981. Il centravanti ha trovato consacrazione internazionale a livello di club con il Rapid Vienna, con cui ha vinto due campionati austriaci e raggiunto la finale della Coppa delle Coppe del 1985 persa con gli inglesi dell’Everton. Ma la sua fama resta legata all’invenzione di un gesto, di uno “sberleffo”, il rigore che in Italia chiamiamo a cucchiaio di cui Totti è stato celebre protagonista nella semifinale europea del 2000 contro l’Olanda. Ma nel resto d’Europa e del mondo, quello è il rigore alla Panenka.
L’ha battuto così nella finale del campionato europeo del 1976 contro la Germania. Ha iniziato a tirarli così da un paio d’anni, per gioco, sfidando alla fine degli allenamenti il portiere del Bohemians Zdenek Hruška. Voleva trovare il modo di batterlo in quelle competizioni con in palio una birra o una stecca di cioccolata. Pensa che il portiere normalmente sceglie un angolo e si butta, così prova quella parabola morbida, beffarda, centrale. Qualcosa di inatteso, un gesto da ricordare e di cui parlare.
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Panenka, l’invenzione del rigore a cucchiaio
Un gesto che resta nella storia. Perché quelli tirati nel campionato cecoslovacco o negli allenamenti al Bohemians li hanno visti in pochi. La finale europea è decisamente un’altra storia e di fronte, a undici passi di distanza, c’è Sepp Maier, uno dei migliori portieri al mondo. Maier, come da regolamento allora, deve rimanere con i piedi inchiodati alla linea senza muoversi. Tutto può aspettarsi, tranne quel rigore che lo scrittore spagnolo Cesar Sanchez Lozano ha definito “un’opera d’arte”. E’ visivamente affascinante, scrive. Ma il gesto è significativo non solo per questo. Perché è il penalty decisivo della serie della finale europea, perché se l’avesse sbagliato avrebbe rischiato di essere severamente punito dal governo comunista cecoslovacco. Eppure, con il peso di quella grande responsabilità, ha regalato un piccolo esempio di leggerezza, di spontaneità, di libertà. Lozano ne resta colpito. Così, quando decide di lanciare una rivista di calcio per raccontarne il lato romantico, la chiama semplicemente ‘Panenka’.
Un omaggio a quel rigore destinato a cambiare la storia. Panenka ha regalato al mondo un trucco da prestigiatore, ha nascosto le intenzione finché Maier non si è sbilanciato verso l’angolo alla sua sinistra. E ha capito di essere perduto, tradito dal potere dell’immaginazione.
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