Luca Caldirola ha firmato la sua prima doppietta in Serie A contro la Sampdoria. Il pilastro della difesa del Benevento fu scartato da Mourinho all’Inter
Ha pensato di ritirarsi, ha un gatto “influencer” su Instagram, ha fatto un corso da sommelier. Ma soprattutto ha fatto innamorare Benevento. Luca Caldirola è l’uomo copertina del sabato di Serie A, la sua prima doppietta in carriera ha permesso ai sanniti neopromossi di ribaltare la partita contro la Sampdoria da 0-2 a 3-2. La madre l’avrebbe voluto vedere architetto, il padre ha sempre sperato che diventasse calciatore. Ha iniziato nelle giovanili dell’Inter, anche se tifa per il Milan Gioca subito da subito difensore. Dopo la trafila alle giovanili, lo sbarramento. In prima squadra c’è Mourinho in panchina. Lo Special One gli spiega con franchezza che per lui non c’è posto.
Caldirola rivela le sue qualità nel Darmstadt, club con il fatturato più basso della Bundesliga nella stagione 2015-16. Lo stadio è piccolo, 17 mila spettatori, la squadra è condotta in maniera verrebbe da dire artigianale. Il destino della matricola sembra segnato. E invece quella sfida affascinante la vince Caldirola, e con lui tutta la città. Il Darmstadt per la prima volta nella sua storia si salva in Bundesliga. “È stata un’impresa. Nessuno ci dava una possibilità” raccontava allora alla Gazzetta dello Sport. Giocare da sfavoriti consente una tranquillità diversa, deresponsabilizza. permette anche a Caldirola di vivere con la giusta leggerezza un passaggio con la maglia rosa. No, non quella del giro d’Italia. Ma quella che l’allora allenatore del Darmstadt faceva indossare al calciatore della rosa che totalizzava meno punti durante gli allenamenti del mese precedente.
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L’esperienza in Germania prosegue con il Werder Brema, ma le cose vanno decisamente meno bene. Si frattura il malleolo, resta a lungo ai margini della squadra e pensa di ritirarsi. Ha imparato ad aspettare, a mettersi nei panni degli allenatori. E’ infatti un grande appassionato di Football Manager.
Ma c’è una seconda possibilità, nella città che da Maleventum cambiò nome in Beneventum. E quel buon vento l’ha ritrovato, accettando di scendere di categoria. Ha ribaltato i pronostici, ha aspettato diciotto mesi per l’ebbrezza del debutto in Serie A. Si è sentito di nuovo apprezzato, ancora al centro della scena.
“E’ la prima volta che mi capita di essere in una squadra e di aver legato così bene con tutti. E’ difficile solitamente, ma devo dire che qua si è creato un gruppo che rispecchia quanto si vede in campo. Ci sono ragazzi che vedo sicuramente di più, ma devo dire che c’è un grandissimo rapporto con tutti” raccontava durante il lockdown in diretta streaming con Riccardo Mancini di DAZN. Ascolta molta musica italiana e confessa l’ammirazione per Alessandro Nesta. Era il suo il poster principale che aveva in camera, e da piccolo si lasciava crescere i capelli lunghi per provare ad assomigliare un po’ al suo idolo.
Allo stadio lo chiamano The Wall, come Walter Samuel simbolo della Roma dell’ultimo scudetto. Inzaghi ne ha fatto il pilastro della difesa. “Scherzando gli ho detto che è stato fortunato che non l’ho mai marcato” ha detto nel video con Mancini. “Però uno con le sue caratteristiche mi avrebbe dato fastidio”.
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