Il tecnico olandese Louis Van Gaal, quasi settant’anni peraltro piuttosto ben portati, è sicuramente uno degli allenatori più detestati l’Italia.
Nonostante le indubbie qualità tecniche e i notevoli risultati sia con squadre di club che in nazionale, non è certamente una persona simpatica.
Van Gaal ha l’abitudine di dire quello che pensa nel momento in cui lo pensa. Non solo. È un provocatore nato, uno che è capace di suscitare reazioni anche a un cadavere. Quando firmò il primo contratto all’Ajax si complimentò con il club: “Bravissimi, avete messo sotto contratto l’allenatore migliore del mondo”. Risero tutti, poi però, lui portò quell’Ajax sul tetto del mondo.
Dopo l’ultima esperienza al Manchester United, che si era conclusa nel 2016, aveva optato per un periodo di riflessione: “Non sarà un ritiro, solo un momento sabbatico”. In realtà nessuno lo chiamò più e lui decise di trasformare la riflessione in ritiro a titolo definitivo.
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Ha allenato Ajax, Barcellona, Olanda, di nuovo il Barcellona, l’AZ, il Bayern Monaco, ancora l’Olanda e infine lo United. In 25 anni di carriera ha accumulato tre titoli, una coppa nazionale, una Champions League una Coppa Uefa una Supercoppa europea e una Coppa Intercontinentale con l’Ajax; due titoli della Liga, una Coppa del Re e una Supercoppa europea con il Barcellona; un altro titolo olandese con l’AZ; una Bundesliga una coppa tedesca e una Supercoppa tedesca con il Bayern; una FA Cup con il Manchester United. Ai mondiali, con una delle nazionali olandesi più forti di sempre, sfiorò il colpaccio nel 2014, arrivando solo terzo. Per definire il suo carattere bisogna citare le sue stesse parole: “Sono arrogante, prevaricatore, diffidente, egocentrico, stakanovista… Ah, ho anche un caratteraccio”.
Lo aveva detto ai giocatori e ai dirigenti del Bayern Monaco quando si era presentato in Baviera sostenendo che, da quelle parti, ci sarebbe trovato benissimo perché quella gente, attaccata al lavoro ma anche alle proprie radici, era in fondo molto simile a lui.
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Con l’Italia non ha mai avuto un buon rapporto: in qualche occasione c’erano state anche delle trattative per portarlo nel nostro paese. Si era parlato di un suo possibile arrivo prima alla Juventus, poi al Milan. Ma Van Gaal diceva che un calcio come il nostro non gli sarebbe mai piaciuto e che di conseguenza da noi non si sarebbe mai potuto ambientare. Le poche volte che affrontato la nazionale azzurra sono state scintille: quando l’Italia vinse il titolo mondiale nel 2006, in Germania, il suo giudizio fu lapidario: “Hanno vinto come al solito -disse riferendosi gli Azzurri – con i soliti mezzucci italiani. L’Italia non riuscirà mai a produrre del calcio decente”.
Sarà la tranquillità della pensione, ma Van Gaal, che ora si diverte a fare l’opinionista per giornali TV, sembra avere cambiato opinione.
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“É la prima volta in vita mia che mi è piaciuto guardare una squadra italiana giocare” dice il tecnico che oggi vie tra Olanda, Londra, Monaco di Baviera e una splendida residenza ad Albufeira, in Portogallo.
“Detesto il calcio difensivo e speculativo – prosegue Van Gaal, di passaggio a Firenze per una premiazione – di conseguenza le squadre italiane, e in particolare la Nazionale, non mi sono mai piaciute. Ho avuto diverse occasioni per venire a vivere e lavorare in Italia: e ho perdere. Il Milan mi voleva prima ancora del Barcellona. Ho scelto il Barça perché sapevo che in Italia non avrebbero mai accettato un progetto come il mio”.
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Fa i complimenti a Mancini: “É riuscito a creare una squadra giovane, divertente, che impone il suo gioco e che risulta essere spettacolare oltre che vincente. Bravo. Pensavo fosse impossibile per una squadra italiana. Mi sto ricredendo”.
Di De Ligt dice: “Può diventare il migliore del mondo nel suo ruolo, meglio anche di Chiellini e Bonucci, ha bisogno di tempo e possibilmente di non avere altri infortuni”.
Alla Roma, che sta trattando Smalling, consiglia il giocatore che ha avuto al Manchester United: “Un grande professionista, un grande uomo, con me aveva il posto fisso in squadra se non era infortunato”.
L’unico che può aspirare alla sua eredità è Guardiola: “Ha già fatto molto e d’altronde, se lo hanno scelto anche a Monaco per un grande ciclo è stato solo perché prima avevano avuto me”.
Già…
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