Arjen Robben torna al gol: a 36 anni, nella sua seconda esperienza da professionista nel Groningen, a distanza di diversi mesi dal suo addio al calcio. Ed è al calcio e alle sue radici, a Groningen, che Robben ha deciso di tornare per dare un grande contributo non solo tecnico ma anche umano.
Arjen Robben, quello che non si sa
Proprio pochi giorni fa si parlava di depressione e di quanto questo male oscuro abbia colpito pesantemente nel mondo del calcio soprattutto subito dopo la pandemia e il lockdown. Anche Arjen Robben conosce bene l’argomento perché lo ha affrontato personalmente, molto prima di decidere di lasciare il calcio. Lui lo definiva “il bagaglio”. “C’è stato un lungo periodo in cui ero costretto a misurarmi con malesseri, infortuni e tanti problemi che mi limitavano – raccontava tempo fa alla Bild – e tutto questo finiva per pesare più sulla testa che sul fisico. I giornali scrivevano che avevo male al polpaccio, o che avevo un indolenzimento ai flessori, o che avevo mal di schiena. In realtà il problema era molto più globale. E c’è voluto del tempo”.
“Quando sei in queste condizioni è come avere uno zaino pesantissimo sulle spalle e provare a stare in piedi non è mai facile”.
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💚 @ArjenRobben scoort weer voor @FCGroningen!
𝟣𝟪 𝒿𝒶𝒶𝓇
𝟦 𝓂𝒶𝒶𝓃𝒹𝑒𝓃
𝟣 𝓌𝑒𝑒𝓀
𝟤 𝒹𝒶𝑔𝑒𝓃…sinds zijn laatste doelpunt (28-04-2002) ✅ pic.twitter.com/Fs17bDdX5y
— ESPN NL (@ESPNnl) September 6, 2020
Il mago riprende in mano la bacchetta
Tolto lo zaino dalle spalle, lasciato il calcio, tornato a una vita normale alla sua famiglia in Olanda, Arjen Robben ha sentito una gran nostalgia. E ha deciso di tornare. Il mago, il calciatore che nascondeva il pallone e tenerlo per sé, ha ripreso in mano la bacchetta: “É successo gradualmente quando ho incontrato alcuni dirigenti del Groningen, il club nel quale sono entrato e nato calcisticamente quando avevo solo dodici anni. Mi hanno chiesto di seguire i giovani, di farmi vedere ogni tanto all’allenamento, di parlare con alcune aziende amiche. Alla fine mi sono trovato e riconosciuto talmente tanto in questo progetto che è stato naturale tornare in campo e cercare di dare un contributo. Non pensavo di provare così tanta gioia a calcare di nuovo un campo di calcio”.
Questo prima di giocare da grande protagonista l’amichevole con l’Arminia Bielefeld e firmare una rete alla sua maniera. Maglia #10 sulle spalle e fascia da capitano al braccio, Robben raccoglie un pallone ai limiti dell’area e conclude in rete con il sinistro in modo chirurgico. Un gol strepitoso: “É una rete che per me vale molto e che ho festeggiato come se non fosse un’amichevole – ha spiegato Robben – perché mi restituisce una grande gioia, perché mi riconnette con il pubblico, perché mi garantisce nuova energia e nuovo entusiasmo. La realtà dei fatti è che oggi non mi sono sentito così bene e con la testa così sgombra. Vivo alla giornata e non mi pongo limiti, non più”.
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La strada è sgombra, il cielo è sereno
Lo zaino è per terra: la strada è sgombra. Niente più bagaglio per Arjen “Potter” Robben, l’uomo in grado di nascondere il pallone e senza incantesimi. Robben ha marcato il suo primo gol ufficiale con il Groningen 18 anni e quattro mesi dopo l’ultimo, segnato nel maggio 2002 poco prima di lasciare il Rots van het Noorden per vestire la maglia del PSV.
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— FC Groningen (@fcgroningen) September 6, 2020