Il caso di Josip Ilicic, caduto nella depressione ancora una volta a distanza di poco tempo dal primo segnale della sua malattia, non è purtroppo isolato nel calcio di oggi.
Sotto questo aspetto il calcio non è un’isola felice, e non si distingue dalle caratteristiche e dalle statistiche che riguardano il mondo comune.
Secondo i dati più recenti del Servizio Sanitario Nazionale e dell’Osservatorio Mondiale della Sanità, in questi giorni impegnati soprattutto sul fronte del COVID19 e della pandemia, il 7% della popolazione mondiale soffre di depressione. In molti casi, purtroppo, si tratta di un disagio sottovalutato e non curato. Perché parlare di depressione, oggi, è comunque un problema, un marchio. Nonostante il pensiero comune sia che questa malattia sia l’espressione di un disagio personale, la depressione ha radici molto comuni.
Lo stile di vita cui i tempi recenti ci hanno costretto: un inaridimento delle relazioni personali, uno stress sempre maggiore, una grande insicurezza dal punto di vista professionale e sentimentale. E tutti sono coinvolti, nessuno escluso.
LEGGI ANCHE > Atalanta, Ilicic è ancora un caso: l’annuncio di Gasperini
Il caso di un calciatore che ammette di essere depresso e sicuramente un po’ più clsamoroso degli altri, ma può aiutare anche chi la depressione non la vuole ammettere e rifiuta ogni aiuto.
L’internazionale belga Dennis Hoins qualche mese fa aveva annunciato il suo ritiro a soli 27 anni a causa della depressione, una notizia che era passata quasi inosservata nel nostro paese. Dove invece destò grande scalpore il caso di Christian Vieri che decise di denunciare l’Inter all’epoca in cui il club lo mise sotto controllo con un servizio di guardianaggio privato causandogli un principio di depressione. Era il 2007: Vieri diceva di avere passato un periodo traumatico e buio, senza mai uscire di casa e di avere anche pensato di abbandonare il calcio per sempre.
Più recentemente il grande calciatore internazionale spagnolo Andres Iniesta, oggi impegnato in Giappone, aveva ammesso di essere stato costretto a una lunga terapia per curare una forma di depressione che l’aveva aggredito fin dai tempi dei grandi successi col Barcellona. Pochi i calciatori che decidono di uscire allo scoperto, pochissimi quelli che decidono di farsi aiutare. E pure dalla depressione si esce soltanto con la psicoterapia e i farmaci, ma il primo passo È quello di ammettere di essere depressi e di avere bisogno di aiuto.
LEGGI ANCHE > Atalanta, ecco Ilicic: Gasperini pronto a riabbracciarlo
La stragrande maggioranza dei calciatori soffre la depressione nel momento in cui si avvicina la fine della carriera. Per alcuni quella linea di demarcazione è una coltre impenetrabile, estremamente preoccupante. Un recente studio della FIFpro, il sindacato mondiale dei calciatori professionisti, ha evidenziato che questa statistica si sta drammaticamente aggravando con la pandemia nel corso della quale molti calciatori sono stati costretti all’inattività forzata e alla solitudine. Una vera e propria emergenza per chi è abituato all’attenzione dei media e dei tifosi.
LEGGI ANCHE > Ilicic torna a Bergamo: lo striscione dei tifosi per accoglierlo | Foto
Il caso più drammatico in assoluto, mai dimenticato dai tifosi italiani anche per la grande forza simbolica del giocatore, è quello di Agostino Di Bartolomei. Il grande centrocampista di Roma e Milan, si tolse la vita il 30 maggio 1994, un giorno in un certo qual modo simbolico perché era il decimo anniversario della sconfitta della Roma in Champions League all’Olimpico contro il Liverpool. Un colpo di pistola alla testa. Si parla di investimenti andati male, di problemi economici ma in realtà la verità si scoprì poche settimane dopo quando viene trovato un biglietto d’addio dell’ex calciatore. Il calcio l’aveva tagliato fuori e lui scriveva “mi sentivo chiuso in un buco dal quale non riuscivo più ad uscire”.
LEGGI ANCHE > Calciatori in depressione durante la pandemia: dati allarmati di FIFPro
Molti sono anche i calciatori che si ritrovano in piena depressione durante la carriera. Un trasferimento sbagliato, la difficoltà a rientrare da un infortunio, un amore finito male in una stagione della vita in cui i sentimenti sono sempre instabili e vanno di pari passo con la giovane età e le grandi responsabilità. Molti i calciatori che si rifugiano nelle compagnie sbagliate e soprattutto nell’alcol che è una vera e propria piaga del calcio moderno, soprattutto in alcuni paesi come Brasile e Russia. Sotto questo aspetto emblematico il caso di Adriano.
LEGGI ANCHE > Papu Gomez verso l’addio all’Atalanta,ricca offerta dall’Arabia: i dettagli
All’apice del successo con l’Inter il calciatore accusa i primi sintomi di una forte depressione che lo porta costantemente a rifugiarsi nella sua villa dove era nato dove veniva praticamente quasi tenuto in ostaggio dei boss locali, trafficanti di armi e di droga. All’Inter arrivano foto preoccupanti di un Adriano in pessime condizioni fisiche e psichiche. Il presidente Massimo Moratti farà di tutto per cercare di aiutarlo ma alla fine il malessere del giocatore avrà la meglio. Adriano chiederà a gran voce di poter tornare in Brasile. Una stagione nel Flamengo dove torna a giocare al suo livello; una alla Roma (cinque sole presenze) poi il ritorno a casa. Due anni al Corinthians (quattro sole partite e un gol), un anno all’Atletico Paranaense dopo molti anni di completa inattività, un’altra nel Miami, in Florida. E la carriera di Adriano si spegne in silenzio e senza successi.
Il calciatore annuncia più volte il suo desiderio di tornare in campo, si rimette in forma, si allena, ma non lo vuole nessuno. Oggi fa l’attore: vive nella sua villetta della favela di Vila Cruzeiro, una delle più malfamate e pericolose di Rio de Janeiro con le porte sempre aperte per gli amici, molti dei quali pericolosi, con i quali è cresciuto. “Dalla depressione non sono mai guarito, forse non sono neanche mai riuscito completamente a conviverci…” ha dichiarato Adriano non più di qualche mese fa al Globo, parlando della sua carriera, consapevole di averne sprecato almeno la metà in sbronze ed eccessi.
LEGGI ANCHE > Aleksei Miranchuk è già innamorato dell’Atalanta: “Folle per la Dea”
Nel 2023, la serie A è stata definita dall’IFFHS (Federazione Internazionale di Storia e Statistica…
L’introduzione dell’intelligenza artificiale nel mondo dello sport sta cambiando profondamente i metodi di scouting e…
I sorteggi per l'Europa League e la Conference League hanno completato il quadro delle sfide…
Il sorteggio della Champions League 2024/25, tenutosi oggi a Nyon, ha segnato un cambiamento significativo…
Antonio Candreva, l’ultimo baluardo della Salernitana è pronto a dire addio al club campano. Un…
Paulo Dybala ribadisce il proprio no all’Arabia, tra decisioni familiari e sogni di Nazionale. È…