Paulo Sousa racconta la sua carriera alla testata portoghese Tribuna Expresso. Si sofferma a lungo sugli anni all’Inter parlando di Ronaldo, Baggio e Pirlo
In una lunga intervista alla testata portoghese Tribuna Expresso, Paulo Sousa ha ricordato le sue stagioni da calciatore. Ha parlato a lungo dell’Inter, la sua seconda squadra italiana. Dopo la conquista della Champions League con la Juventus di Marcello Lippi e la parentesi al Borussia Dortmund, il centrocampista è tornato in Serie A. Ha parlato di Baggio, Ronaldo, degli inizi di Andrea Pirlo.
Il suo rientro in Serie A nasce proprio dalla spinta di Ronaldo, all’epoca in nerazzurro. Il brasiliano allora aveva come agente Giovanni Branchini, lo stesso di Paulo Sousa. I due lo convincono di fatto a scegliere l’Italia anche se, dice, “mi volevano Real Madrid e Barcellona”. Paulo Sousa conferma l’immagine di Ronaldo come di un assoluto fenomeno del pallone. “Era divertente, non si fermava mai. Negli ultimi sedici metri era imprendibile, le sue accelerazioni facevano la differenza. Ho visto pochi giocatori che sapevano accelerare, dribblare, segnare come lui“.
Ma all’Inter c’è un campione che lo colpisce ancora di più, Roberto Baggio. “Era completamente diverso, aveva una visione di gioco unica, controllo di palla e passaggi erano straordinari. Ho scoperto anche che dopo l’allenamento rimaneva a lavorare sulla tecnica per continuare a migliorare”.
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In carriera, Paulo Sousa ha iniziato da trequartista per poi arretrare. Lo stesso percorso, da calciatore, del prossimo allenatore della Juventus, Andrea Pirlo. Si sono incrociato all’Inter, e Sousa ha spiegato che non hanno avuto un grande rapporto. “Pirlo giocava ancora da trequartista, però era leggero e non riusciva a esprimersi al massimo. Faceva fatica a saltare l’uomo negli spazi stretti. Poi quando Ancelotti al Milan gli ha messo accanto Gattuso e Ambrosini, l’ha fatto giocare stabilmente più dietro, ne ha guadagnato. Perché in termini di costruzione, la sua visione di gioco è eccezionale. Così ha guadagnato quella dimensione di calciatore che ha mantenuto per tutta la carriera”.
Il loro freddo rapporto all’Inter ha motivazioni piuttosto comuni: erano in concorrenza per la stessa maglia. “Siamo calciatori, siamo egoisti” ha ammesso, “quando non ero felice fuori dal campo non riuscivo a giocare bene. E certo non pensavo a quel che passavano gli altri”.
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