Europa League, le principali chiavi tattiche della finale. La difesa dell’Inter soffre sui cambi di gioco e soprattutto sulle punizioni verso il secondo palo. Il Siviglia guadagna meglio campo attraverso il gioco di passaggi
In Europa League, una cosa è certa. Se arriva in finale, il Siviglia vince. La regola non muta contro i nerazzurri, sconfitti 3-2. Conte non cambia il 3-5-2 dell’Inter, con Lukaku e Lautaro davanti, Bastoni terzo a destra, D’Ambrosio quinto a destra a centrocampo. Lopetegui mantiene il 4-3-3, c’è il capocannoniere Ocampos anche se non al 100%. Da centravanti De Jong preferito a En-Nesyri. La scelta pagherà eccome.
I numeri della finale. Il Siviglia si impone nonostante abbia creato meno grandi opportunità, secondo il modello Opta, una contro quattro.Vince perché complessivamente occupa meglio il campo, 91 passaggi completati contro 57 nella trequarti offensiva. Perché esacerba le difficoltà dell’Inter quando deve scalare su cambi di gioco. Un vulnus che non emerge in campo aperto, ma tanto sui calci di punizione battuti verso il palo lungo con la difesa nerazzurra allineata e stretta. Decisivo De Jong, la mossa vincente di Lopetegui: due tiri, due gol. Un elemento emerge in particolare a spiegare l’andamento del match.
I due giocatori con più passaggi dell’Inter sono due difensori, De Vrij e Bastoni. I due nell’omologa posizione per il Siviglia sono le due mezzali, Banega e Jordan, che completano più passaggi di tutti negli ultimi 30 metri, avversari compresi. Anche in termini di combinazione di passaggi, le prime quattro dell’Inter coinvolgono tutte soltanto i difensori. La prima più usata dal Siviglia è l’appoggio di Suso verso Navas, terzino in spinta costante. Indizi che fanno una prova. Gli andalusi hanno fatto scorrere meglio il pallone, hanno avuto più facilità dell’Inter nel guadagnare campo attraverso il gioco.
L’attacco dell’Inter. L’azione del vantaggio dell’Inter è il risultato di un’iniziativa palla al piede di Lukaku nell’half-space di centro-destra, uno dei settori chiave del campo per i nerazzurri. Il belga prende posizione su Carlos da quella parte, il difensore lo cintura prima e poi lo stende in area. Nel corso del primo tempo, le posizioni dei due attaccanti nerazzurri rimane sostanzialmente fissa: Lukaku contro Carlos, Lautaro contro Koundé.
I calci di punizione. La 23ma doppietta in una finale di competizioni UEFA nasce da un suo ottimo smarcamento lungo sul palo lontano. Si allontana dal centro dell’area mentre l’Inter piazza i blocchi uno contro uno a difesa schierata e stretta. L’elemento più esterno è Gagliardini, più concentrato sul pallone e sull’avversario che ha davanti, così non si accorge dell’elastico di De Jong che intanto gli rientra alle spalle. Quando se ne avvede e cerca di intercettare il pallone, è troppo tardi. Cruciale per applicazione contro lo Shakhtar, oggi Gagliardini ha fatto grande fatica in entrambe le fasi di gioco.
Praticamente identico lo schema per il 2-2 di Godin, anche se l’uruguagio non è l’uomo più esterno dell’Inter rispetto al pallone calciato da Brozovic. Il carismatico difensore si inserisce da dietro fra Carlos e Fernando. L’Inter concede ancora un gol da calcio di punizione. Ancora un cross sul palo lungo è determinante, Lukaku allontana fisicamente Skriniar ma non allontana di testa, Carlos è libero di coordinarsi per la rovesciata deviata da Lukaku. La difesa in linea dell’Inter sui calci da fermo continua a non pagare.
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Europa League, Siviglia-Inter: questione di ampiezza
L‘Inter fatica a scalare velocemente. Il Siviglia gioca bene, dimostra quella facilità nella gestione del possesso palla contro le linee di pressing avversarie che l’hanno condotta al terzo posto nella Liga e alla finale di Europa League. Frequenti i cambi di gioco, in fase di costruzione e di finalizzazione, come nel caso del cross di Jesus Navas che porta al pareggio e di fatto anche in occasione del secondo gol dell’olandese. I tre centrocampisti del Siviglia si muovono tanto, quando uno dei tre riceve palla gli altri due cercano una posizione libera da avversari spesso allineati come in una formazione con doppio regista.
Gli andalusi riescono a creare triangoli, e in qualche caso combinazioni a quattro se la mezzala di riferimento si avvicina all’ala, sul lato debole. In fase di copertura, l’Inter mantiene Lukaku più alto in pressione su uno dei due centrali che altrimenti potrebbero accompagnare la manovra nelle prime fasi del suo sviluppo. Non a caso, i tre centrocampisti centrali nerazzurri sono i giocatori che hanno corso di più nel primo tempo.
Con una difesa a tre, però e con i tre centrocampisti accoppiati ai tre avversari, non è sempre facile per la difesa nerazzurra accorciare sul portatore di palla né scivolare velocemente sui cambi di gioco. Altrimenti, quando Godin si accentra, D’Ambrosio è stretto fra Ocampos e Reguilon, più Banega di cui si occupa Barella. E lo stesso avviene sul settore di sinistra, con Young chiamato a contenere Navas e Suso.
Secondo tempo: ritmi più lenti. Nel secondo tempo il Siviglia pressa solo con i tre davanti più Banega, segno che la paura degli scatti di Lukaku preoccupano Lopetegui che vuole evitare di lasciare la squadra scoperta in caso di ripartenza veloce dell’Inter. Anche perché la prima, con Barella bravo a intercettare un pallone e verticalizzare di prima avviando il secondo possesso, Lukaku va dritto verso la porta: al momento di concludere, però, guarda la palla e non Bono che esce benissimo e respinge.
Scende il ritmo, le squadre hanno più tempo per pensare. La nuova disposizione degli andalusi toglie all’Inter la facilità della giocata automatica, a memoria, per pescare un compagno fra le linee. Con meno spazi è più difficile tracciare passaggi progressivi. Quando però i nerazzurri riescono ad allargare il gioco per poi crossare in mezzo, quando gli esterni si prendono campo alle spalle dei terzini, l’Inter crea occasioni. Chiedere a Sanchez e Moses, appena entrati per Lautaro e D’Ambrosio, che non mettono abbastanza forza a pochi metri dalla porta. Conte reagisce alla fatica della sua squadra di risalire il campo aggiungendo Eriksen sulla trequarti per Gagliardini. Ma dal gol subito l’Inter non si riprende.
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