Tutto sullo Shakhtar Donetsk, avversario dell’Inter nella semifinale di Europa League. Il bomber, la stella, lo stile di gioco, il percorso in campionato e in coppa
C’è lo Shakhtar Donetsk tra l’Inter e la finale di Europa League. Come i nerazzurri, gli ucraini hanno iniziato il percorso in Europa in Champions League. Inseriti nel girone dell’Atalanta, hanno visto le speranze di qualificazione svanire con lo 0-3 in casa proprio contro i bergamaschi, proiettati così al secondo posto dietro il Manchester City.
In Europa League, invece, gli ucraini non hanno ancora conosciuto sconfitte. Nei sedicesimi hanno eliminato il Benfica (2-1 in casa, 3-3 in trasferta), negli ottavi hanno completato una doppia vittoria contro il Wolfsburg. Hanno poi aperto la Final Eight a Gelsenkirchen con un autorevole 4-1 al Basilea con i gol di Júnior Moraes, Taison, Alan Patrick su rigore e Dodô.
La stagione dello Shakhtar Donetsk
Lo Shakhtar, sconfitto in Supercoppa a inizio stagione dalla Dinamo Kiev, ha dominato il campionato ucraino, concluso con 23 punti di vantaggio sui grandi rivali. Gli ucraini, che hanno vinto 12 delle ultime 15 partite in tutte le competizioni, si ritrovano così in semifinale per la seconda volta in Europa League. Nella prima occasione, nella stagione 2015-16, sono stati eliminati dal Siviglia (2-2 in casa, 1-3 in Andalusia).
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L’allenatore dello Shakhtar Donetsk: Castro
L’estate scorsa Paulo Fonseca, passato alla Roma, ha lasciato la panchina degli ucraini dopo averli condotti al dodicesimo titolo nella loro storia e alla terza doppietta consecutiva campionato-coppa nazionale.
Nel segno della continuità, la società ha puntato su un altro allenatore portoghese, Luis Castro, un ex terzino destro con 17 anni di carriera spesi prevalentemente nelle serie inferiori con qualche apparizione in prima divisione con il Vitória SC e l’Elvas. Dopo le prime esperienze da allenatore con Mealhada, Estarreja e Sanjoanense, Castro ottiene la prima chance importante con il Penafiel, in prima divisione nel 2004.
Nella prima stagione conduce la squadra all’undicesimo posto e celebra un inatteso 1-0 in casa contro il Benfica. Lascia l’anno successivo dopo la retrocessione, poi entra nel settore giovanile del Porto dove rimane per dieci anni sostituendo in prima squadra proprio Fonseca nel 2013-14. La storia si ripeterà cinque anni dopo, dopo due stagioni passate sulla panchina del Chaves e del Vitória.
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Come gioca lo Shakhtar Donetsk
Castro ha disegnato un 4-2-3-1 che ruota intorno alla stella Taison, ala sinistra ma soprattutto trequartista, che esalta uno stile di gioco offensivo, basato sulla ricerca del possesso palla per valorizzare le doti tecniche degli interpreti.
Nell’undici base, in porta gioca la bandiera Pyatov, in squadra dal 2007. Sulle fasce, Castro vuole giocatori di spinta come il brasiliano Dodô, titolare a destra. A sinistra ha iniziato Ismaily, che però si è operato al legamento crociato a dicembre. Perciò ha adattato un ex centrale come Matvienko. Al centro della difesa, le prime scelte sono Krivtsov e Bondar, due difensori dallo stile complementare ma non certo imperforabili.
Il 4-2-3-1 ha bisogno di un centrocampista difensivo puro e di un costruttore di gioco. Il primo ruolo è affidato a Stepanenko, un mediano molto fisico. Il secondo al “pivote” che completa la linea di centrocampo, Marcos Antonio, che all’occorrenza può essere anche avanzato come trequartista.
I quattro uomini d’attacco testimoniano l’anima brasiliana della squadra, un’identità che si è sedimentata negli anni della gestione di Mircea Lucescu. Il trio titolare di centrocampisti offensivi allinea Marlos a destra, Alan Patrick da “dieci” e a sinistra Taison, in gol in sette edizioni di Europa League. Tra le prime opzioni per i cambi, occhio a Kovalenko e al ventenne Tetê, in rampa di lancio. Davanti gioca Júnior Moraes, che ha segnato 25 gol e servito 12 assist in 40 partite.
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Junior Moraes, il bomber dello Shakhtar
Junior Moraes, capocannoniere stagionale dello Shakhtar e faro dell’attacco, è un brasiliano tipico, tutto velocità e fantasia. Cresciuto nel Santos con Robinho, ha scelto però di assumere la nazionalità ucraina. Lo sport è questione di famiglia. Il padre ha giocato nel Flamengo e nel Santos, la mamma è stata campionessa statale di tennis. E’ dovuto arrivare in Romania, però, per trovare la sua verso il grande calcio. Gioca nel Gloria Bistrita, segna 20 gol in due anni. Poi passa al Cska Sofia e la storia non cambia, perché il linguaggio del gol è universale, si adatta ad ogni latitudine.
Trentasette le reti in tre stagioni al Metalurg Donetsk prima della guerra. Si sposta a Kiev anche per proteggere la famiglia, anche qui con medie superiori ai dieci gol a stagione in tre anni, tenta il passo all’altro capo del nondo nel Tianjin Quanjian di Cannavaro. Ma dal 2018 è tornato a Donetsk e il 22 marzo scorso ha anche debuttato nella nazionale ucraina contro il Portogallo.
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