L’analisi tattica del quarto di finale di Champions League Atalanta-PSG. L’importanza delle fasce, il fattore Neymar e l’effetto Mbappé
L’Atalanta tira meno ma conclude meglio del Paris-Saint Germain. Nonostante la metà dei passaggi totali, la squadra di Gasperini sogna una semifinale che profuma di storia per 89 minuti e 40 secondi. A lungo hanno inciso di più i nerazzurri, che hanno concluso la partita con 4 passaggi in più nella trequarti avversaria e costretto i parigini a un possesso più sterile: da record nei 90′ i 33 tocchi fra Kimpembé e Bernat, la combinazione di passaggi con la frequenza più alta.
Il PSG si è retto per un’ora sulle azioni personali di Neymar. L’ingresso di Mbappé ha cambiato la partita, quando l’Atalanta non ha più avuto la forza di reggere le sue sfiancanti accelerazioni. Il suo ingresso in campo, la qualità dei cambi di Tuchel ha fatto la differenza.
Champions League: la sfida sulle fasce
La sfida sulle fasce. Il lato sinistro dell’attacco dell’Atalanta è un settore chiave nel quarto che apre la Final Eight di Champions League. I bergamaschi cercano di allargare subito il gioco e non passare per i centrali, il PSG nei primi 45′ attacca in modo asimmetrico con una concentrazione di passaggi più elevata verso la fascia destra. Gosens da un lato ha spazio contro Herrera che tende a stare prudente e non sempre regge il cambio di passo. Però Kehrer si alza molto di più di Bernat. Infatti nel primo tempo riceve 29 passaggi contro i 16 del terzino destro, e appoggia l’azione fino a ridosso dell’area di rigore avversaria.
In fase difensiva, però, è più staccato di Bernat dal suo centrale di riferimento, e questo consente a Gomez e soprattutto a Zapata di galleggiare in quella zona nello spazio di mezzo fra i due, sviluppando il triangolo con Freuler e Gosens per guadagnare campo.
Nel secondo tempo, però, lo scenario cambia dopo le sostituzioni di Tuchel. La presenza di Mbappé riequilibra la direzione dei passaggi nella zona della trequarti, il supporto di Bernat si fa più continuo. Quando le mezzali fanno girar palla più velocemente, a uno o due tocchi, aumentando la quota di passaggi progressivi, l’Atalanta perde la compattezza verticale e inizia a perdere la partita.
Il gol dell’Atalanta. Il gol di Pasalic, nasce in quella zona di campo. E’ figlio dell’iniziativa di Gomez, che non è determinante nel primo tempo ma occupa una posizione che scombina i piani del quartetto difensivo del PSG. Tende a ricevere sul centro-sinistra e mette più pressione con Zapata che dal quel lato taglia dentro. In occasione del gol il rimpallo lo favorisce contro Kimpembé, Bernat va a raddoppiare su Zapata e si perde alle spalle Pasalic, libero sul lato debole.
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Atalanta-PSG, la posizione di Neymar e l’effetto Mbappé
L’attacco sul lato debole. L’attacco sul lato debole è un altro degli atout di Gasperini, la cui importanza emerge subito, già all’11’ con il colpo di testa di Hateboer deviato in angolo dal portiere. Anche quell’azione è nata dall’inserimento dell’esterno destro dell’Atalanta dietro Bernat. La superiorità numerica sulle fasce si spiega anche con lo stile della linea difensiva dei parigini, che non occupa il campo in tutta la sua ampiezza in fase di copertura. Finché girano le gambe, il meccanismo funziona.
Il fattore Neymar. Quando Neymar si abbassa, saltano le coperture preventive dell’Atalanta: indicativo come al 15′, proprio su una ripartenza veloce, quando il brasiliano salta la prima linea di pressing sia Gosens a dover chiudere su Icardi. Per un’ora Neymar gioca da trequartista, a supporto sui due lati. La posizione che va a occupare è anche il risultato della prudenza di Herrera e Gueye, più preoccupati di non lasciare a de Roon e Freuler libertà di movimento in transizione.
Nella trama di passaggi dei francesi per tutto il primo tempo emerge chiaramente una scollatura all’altezza dei 20-25 metri dalla porta di Sportiello, che spiega i movimenti fuori linea di O’Ney. E questo permette ai tre centrali bergamaschi di guadagnare superiorità contro Sarabia, che non entra in partita, e Icardi che allunga la squadra.
Entra Mbappé, decisivi i cambi. Allo scoccare dell’ora di gioco i primi cambi. Entrano Djimsiti per Palomino (già ammonito), Malinovsky per Gomez che ha un problema muscolare, e Mbappé che, come Tuchel aveva promesso alla vigilia, gioca mezz’ora. Fuori un Sarabia poco incisivo. Mbappé formalmente va a occupare la posizione di attaccante di sinistra.
Gli effetti si vedono subito. Il PSG prende coraggio, Bernat sovrappone con molta più frequenza alle sue spalle. Tutto il Paris-Saint Germain è più alto, e Neymar può giocare più vicino alla porta.
I cambi di Tuchel, che aumenta il tasso tecnico del centrocampo con Draxler e Paredes per Herrera e Gueye, ridisegnano il 4-3-3. I francesi sacrificano la compattezza verticale tra i reparti ma tengono i tre attaccanti nella zona dell’area e i tre centrali dell’Atalanta si adattano di conseguenza. Inizia una nuova sfida, tutta in salita per l’Atalanta.
Perché Draxler è un maestro dei passaggi progressivi, che riducono il numero di avversari tra il destinatario e la porta. E se il destinatario è uno fra Neymar, a sua volta recordman di palloni giocati verso la trequarti, o Mbappé, per i tre difensori dell’Atalanta si fa durissima.
Gasperini mette due uomini freschi, Malinovsky per Gomez e Muriel per Pasalic, anche se l’ucraino tiene a volte troppo palla e non è sempre lucido nella lettura della situazione.
L’ingresso di Choupo-Moting per Icardi aumenta il dinamismo esplosivo in area. Il resto lo fanno le accelerazioni di Mbappé che sfiancano Caldara, e la velocità nella circolazione del pallone a un tocco che garantisce Draxler. Sono loro a confezionare il gol doloroso del 2-1 che manda il PSG in semifinale.
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