Inter, Lukaku e Lautaro hanno segnato sei gol in due dopo il lockdown. Non hanno più giocato insieme dal primo minuto dalla sconfitta contro il Bologna
Prima del lockdown, in tutte le competizioni, Lukaku e Lautaro avevano segnato 39 gol. Protagonisti di un’intesa praticamente istantanea, i due si sono integrati talmente bene che la squadra a lungo non ha cercato troppe alternative nella costruzione offensiva. Una tendenza evidenziata ancor di più dopo l’infortunio di Sensi, che l’arrivo di Eriksen avrebbe dovuto in qualche modo ridurre aumentando le opzioni e le possibilità di scelta.
Tuttavia, dopo la pandemia, Lukaku ha saltato le partite contro Spal e Torino per un infortunio agli adduttori. E Lautaro è partito tre volte in panchina. Non hanno più giocato insieme dal primo minuto dalla sfida persa contro il Bologna in casa, che ha poi scatenato la reazione scomposta di Mihajlovic contro Fabio Caressa di Sky, a suo dire colpevole di parlare troppo delle responsabilità dell’Inter nella puntata del “Club”. E sono scivolati al quarto posto nella classifica delle coppie gol più prolifiche della Serie A 2019-20.
Contro il Bologna, l’argentino fornisce appena quattro passaggi al belga, che invece ne riceve undici da Candreva, mentre Lukaku tocca solo tre volte per il compagno d’attacco, servito in sette occasioni da Eriksen. Rispetto ad altre sfide interne del girone d’andata, come il successo sul Verona, Lukaku completa meno passaggi nella trequarti offensiva. Ma un aspetto particolare che si evidenzia nella partita persa al Meazza contro il Bologna è il raggio d’azione molto arretrato di Lautaro, che riceve un terzo dei 34 passaggi complessivi registrati nella metà campo difensiva dell’Inter.
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Inter, Lukaku-Lautaro coppia in crisi: i numeri
Eloquenti le prestazioni di Lautaro contro la Spal, in cui ha giocato 90 minuti, e la Roma, in cui è rimasto in campo per 70. In entrambi i casi il contributo offensivo in termini di expected goals non raggiunge 0,1: praticamente nullo. Lukaku tocca invece il suo punto più basso a Verona, 0.12 gol attesi in 79 minuti di ininfluente presenza in campo, il dato più basso dalla sconfitta contro la Juve prima del lockdown in cui non aveva mai tirato in porta.
Se questo sia un effetto dei diversi equilibri del centrocampo dopo l’inserimento di Eriksen è forse presto per dirlo. Ma di sicuro se l’Inter ha cambiato pelle, e non in meglio, dopo la pandemia, è anche per la difficoltà di adattarsi a uno scenario tecnico e tattico differente che coinvolge anche gli attaccanti.
Senza dimenticare che contemporaneamente Alexis Sanchez si è inserito nelle gerarchie e si è rivelato uno dei più in forma di tutta la squadra, tanto che ora l’Inter le sta provando tutte per trattenerlo: recente l’ipotesi di utilizzare Perisic, se il Bayern Monaco non dovesse riscattarlo, come pedina di scambio.
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