Osimhen, colpo del Napoli, rinnova la tradizione dei grandi nigeriani della Serie A. Nella lista, tra gli altri, Obafemi Martins, Nwankwo Kanu e Sunday Oliseh
L’attaccante Osimhen, coccolato da mezza Europa, è ormai un attaccante del Napoli. Il primo colpo per l’attacco di Gattuso prosegue una tradizione di calciatori nigeriani che hanno illuminato la Serie A. Da giovanissimo, a metà anni Novanta, arrivò alla Reggiana Sunday Oliseh. Centrocampista di testa e di fisic, in quel periodo ha avuto due allenatori che l’hanno aiutato, Enzo Ferrari e Pippo Marchioro. Dopo un’importante esperienza all’Ajax, decide di tornare in Italia nel 1999. Sceglie la Juventus, seguendo l’amico Edwin Van der Sar. Ha più esperienza, impressiona all’esordio contro la Reggina, ma Ancelotti gli preferisce il più esperto Antonio Conte. Giocherà 13 partite tra campionato e Coppa Uefa.
Suo fratello sarà il primo allenatore di Obafemi Martins, che arriverà giovanissimo insieme al connazionale Makinwa, a lungo in Serie A con le maglie di Modena, Atalanta, Palermo, Lazio, Reggina, Chievo . Martins celebre per le capriole dopo ogni gol, celebrato dai tifosi con un coro sulle note del “Gatto e la Volpe”, ha chiuso la carriera in nerazzurro con 49 reti in 135 presenze tra 2001 e 2006. All’Inter ha sfiorato la Champions League, poi ha iniziato ad esplorare ogni strada del mondo calcistico, compresi gli USA e la Cina. All’Inter, nell’Under 15, gioca suo figlio Kevin Maussi. E promette decisamente bene.
Sono almeno altri due i nigeriani di rilievo nella storia dell’Inter, Nwankwo Kanu e Taribo West. Il primo deve molto a Moratti, non tanto e non solo dal punto di vista sportivo. All’Ajax ha vinto tutto ma quando arriva all’Inter nel 1996 il medico Piero Volpi si accorge di qualcosa che è sempre sfuggito agli olandesi, un’insufficienza cardiaca che deriva dalla malformazione della valvola aortica. Moratti lo spedisce a Cleveland, dove viene operato il 25 novembre 1996 da Bruce Lytle, un chirurgo di fama mondiale che lo salva. In campo, però, si trova chiuso da grandi attaccanti e lo scenario non migliora dopo l’acquisto di Ronaldo. E’ lui che chiede a Massimo Moratti di cederlo all’Arsenal, dove incontra Henri e completa anche la rinascita sportiva.
Non meglio definita, poi, l’età di West, il difensore dalle iconiche treccine che litigò con tutti gli allenatori a Milano. Lippi una volta se la prese non vedendolo arrivare per pranzo. I compagni hanno trovato West intento a pregare. “Dio mi ha detto che devo giocare” dice. “Strano, a me non ha detto niente” risponde Lippi. I due non si prendono, ma West continua a pregare. A Milano ha fondato una chiesa. C’entra anche un sogno, ha raccontato, nel suo passaggio al Milan.
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Serie A, gli altri nigeriani prima di Osimhen
I tifosi ricorderanno anche anche Victor Obinna, che ha giocato a lungo nel Chievo (2005-2008, poi di nuovo nel 2014), spesso indicato con il cognome Nsofor nelle grafiche televisive durante le prime stagioni italiane. Ha vissuto anche una parentesi all’Inter, vincendo lo scudetto del 2009.
Si ricorda per luce riflessa Hugo Enyinnaya, l’attaccante del Bari in gol contro l’Inter nella sera in cui si annunciò il talento di Antonio Cassano. Più lunga la carriera italiana di Christian Obodo, pilastro del Perugia che arrivò in Coppa Uefa e poi passato per Torino, Udine, e Joel Obi. Esterno o centrale, Obi è cresciuto in una scuola calcio di Parma, è passato all’Inter segnando nell’ottobre 2012 la 500ma rete nerazzurra in Europa, è rimasto in Italia fino al gennaio 2019. Ha lasciato la Serie A dopo tre stagioni al Torino e mezzo campionato al Chievo.
Infine, se Taiwo ha vestito la maglia del Milan dopo aver già dato il meglio, in questo campionato si sta rivelando un altro difensore destinato a far volare le Aquile, William Troost-Ekong dell’Udinese. Incoraggianti anche le prime prestazioni all’Inter di Victor Moses.
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