Serie A, addio fischietto. Gli arbitri valutano alternativa dagli Usa

Il fischietto tradizionale potrebbe andare in pensione. L’idea arriva dall’America per avere maggiori precauzioni in tempi di COVID-19. Come funziona il fischietto che non fischia. Il New York Times lo spiega nel dettaglio attraverso la testimonianza di Chantal Jennigs.

Serie A, il fischietto va in pensione (Getty Images)
Serie A, il fischietto va in pensione (Getty Images)

In tempi di pandemia cambiano le esultanze, cambia il modo di vivere lo stadio e di concepire il calcio giocato. Cambia, addirittura, il fischietto: ausilio imprescindibile insieme al pallone che potrebbe “andare in pensione” dopo 140 anni di onorato servizio. Il motivo è semplice: ci sono troppi rischi di eventuale contagio. I giocatori toccano il pallone che poi va in mano all’arbitro, il quale – a sua volta – tocca il fischietto. Passaggi immediati, quasi scontati che potrebbero complicare la vita (nel vero senso della parola) ai direttori di gara.

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Serie A, niente più fischietto agli arbitri: nuova soluzione per i direttori di gara

Serie A, niente più fischietto agli arbitri (Getty Images)
Serie A, niente più fischietto agli arbitri (Getty Images)

La soluzione alternativa risiede in un fischietto che, a dire il vero, non fischia: l’idea arriva dagli States e si tratta di un segnalatore a portata di pollice che indica e mette in risalto le irregolarità. Le autorità sono già al lavoro per omologarlo anche al mondo del calcio: in altre discipline è già in vigore, va perfezionato qualche dettaglio. In primis quello dell’involontarietà, c’è il rischio, infatti, che gli arbitri azionino il pulsante inavvertitamente presi dalla corsa e le azioni di gara. Il punto di utilizzo, in effetti, non aiuta più di tanto. Come riporta il New York Times, però, è solo questione di settaggio e assestamento: altre discipline già lo richiedono, la Fox40 – azienda produttrice specializzata in fischietti – ne vende 50.000 al giorno soltanto negli USA. Il mercato potrebbe, dunque, espandersi anche in Italia. Il calcio attende: basta un fischio – è il caso di dirlo – e si parte.

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