L’Inter e il calcio in generale sono in lutto per la morte di Mario Corso. L’ex nerazzurro è stato uno dei più forti giocatori della squadra che dominò negli anni ’60.
Tra i compagni di squadra di Corso, Tarcisio Burgnich. In ESCLUSIVA a CalcioToday.it, l’ex difensore ricorda la leggenda nerazzurra, tra aneddoti e il rapporto con il “Mago” Herrera. Famoso il calcio di punizione a foglia morta.
Se n’è andato un suo compagno di squadra della Grande Inter…
“Ho perso un grande amico”.
Come calciatore chi era Mariolino?
“Aveva una tecnica straordinaria, un mancino con cui riusciva ad ottenere grandi risultati. Pochissimi erano forti come lui. Non amava molto finire sui giornali, ma è stato un grande del calcio”.
A proposito di mancino, Corso era famoso per la punizione a foglia morta…
“Sì. Avevamo molta fiducia quando lui batteva queste punizioni. Spesso la palla finiva in gol. Con il suo sinistro poteva fare ciò che voleva. Mario è stato un precursore di quel tipo di punizione”.
Mario Corso uomo com’era?
“Una brava persona, cordiale e collaborativo con tutti i compagni di squadra”.
Ha qualche aneddoto da raccontare, legato a Mario?
“Alcune volte prendeva in giro scherzosamente noi tecnicamente non eccelsi. Nonostante la sua elevata capacità calcistica però era umile. Non ha mai fatto pesare a nessuno la sua classe immensa, in questo senso era diverso rispetto a Suarez. Mario aveva l’umiltà dei fuoriclasse”.
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Il rapporto tra Corso e Herrera?
“Con il “Mago” c’erano spesso attriti perché entrambi avevano un carattere forte. Herrera soffriva un po’ la personalità di Mario, un po’ ribelle rispetto agli altri, spesso non rispettava gli ordini. E’ una cosa tipica dei fuoriclasse. Forse per questo Corso gli ultimi due anni della sua carriera li fece al Genoa”.
Fermo restando che parliamo di epoche diverse, se dovesse accostare qualche giocatore di oggi a Corso, quale nome le verrebbe in mente?
“Nessuno. Oggi non ci sono giocatori come lui”.
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