Gravina prova a mettere a punto un piano per la riapertura degli stadi italiani a partire dal 15 luglio. L’ordinanza impone il divieto d’ingresso ai tifosi, a scopo precauzionale dopo il lockdown per il COVID-19, fino al 14 dello stesso mese. Le nuove, possibili, regole per tornare a tifare.
Anche nel calcio, gradualmente, si torna a parlare di normalità e se per il Presidente della FIGC Gabriele Gravina la ripresa della Serie A (a partire dal 20 giugno) dopo il lockdown è “Una vittoria di tutto il calcio” per molti si tratta di una vittoria – sì – ma di Pirro. Nel senso che il motore del calcio, e cioè i tifosi, restano fuori: prevenzione e cautela i motivi, ma la realtà amara è che il calcio senza tifosi è come un cielo senza stelle. Allora Gravina, che sa bene quanto conti anche e forse soprattutto la componente economica – e gli ingressi dei tifosi allo stadio ai vari club assicuravano e assicurano guadagni non indifferenti –, sta spingendo per far sì che il “motore” riprenda a carburare del tutto.
“Se di nuova normalità si deve parlare – spiega il Presidente ai microfoni di Rai Radio1 – allora tanto vale pensare ad un modo per far tornare i tifosi negli stadi. L’ordinanza governativa impone il divieto d’ingresso alle tifoserie fino al prossimo 14 luglio. Vedremo, dunque, cosa sarà possibile fare da lì in avanti. Tornare a tifare dal vivo rappresenterebbe l’ultimo tassello di normalità acquisita dopo il lockdown”. Il pensiero va subito ai cinema e ai teatri che hanno riaperto con ingressi contingentati. Solo un certo numero di persone può entrare alle manifestazioni. Lo stesso vale per i concerti.
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L’idea, applicabile agli stadi italiani, dunque, sarebbe quella di far entrare soltanto una percentuale di sostenitori e appassionati: dal 10 al 25% del totale per ciascun impianto in base alla capienza e alla situazione epidemiologica di ogni regione. Tuttavia, gli abbonati dei club superano ampiamente questa percentuale, per cui Gravina starebbe pensando di dare la priorità ai posti hospitality: i tagliandi venduti dagli sponsor. Discorso diverso per le curve che dovranno aspettare ancora, eventualmente, in quanto sarebbe più complicato far attuare il distanziamento sociale che comunque continuerebbe ad essere la regola principe. L’ipotesi, in tutti i casi, resta di aprire gli impianti al pubblico per le ultime sei giornate del massimo campionato.
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