Arnaut Danjuma ha raccontato al Sun di essere stato fermato e ammanettato. L’avevano scambiato per qualcun altro. Nessuno si sarebbe scusato con lui
Arnaut Danjuma, ala sinistra olandese di origini nigeriane, ha confessato una disavventura breve ma destinata a lasciare il segno. Prima del lockdown, ha confessato solo di recente al Sun, è stato fermato e ammanettato dalla polizia che lo hanno accusato di tentato omicidio. Non è la prima volta, dice, che la polizia lo ferma da quando si è trasferito in Gran Bretagna. Nella lunga intervista concessa al tabloid britannico, emerge anche una certa frustrazione e la sensazione di essere comunque oggetto di discriminazioni a sfondo razziale.
La vicenda, spiega Danjuma, risale allo scorso sedici marzo. “Stavo andando all’Hilton per mangiare qualcosa” ha raccontato, “quando all’improvviso una macchina della polizia si ferma accanto a me, due agenti scendono e mi urlano di mettere le mani bene in vista“. Gli agenti lo ammanettano.
Danjuma continua a chiedere spiegazioni, senza ottenere risposta. La situazione si fa imbarazzante, perché intanto un capannello di persone si ferma, lo riconosce e inizia a scattare foto. Il giovane ammette di aver urlato all’agente “cose che non avrei dovuto dire, ma ero frustrato, arrabbiato. Alla fine mi hanno liberato“. Non era lui il ragazzo che stavano cercando.
Non ha ancora ricevuto messaggi di scuse da parte della polizia per essere stato erroneamente scambiato per un tentato omicida, ma non farà denuncia.
“Ormai ho la pelle dura, sono abituato alle manifestazioni di razzismo” ha detto. “La polizia mi ferma regolarmente solo perché guido una macchina di grossa cilindrata. Mi dicono che si tratta solo di un controllo, ma lo sai che non è vero“.
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Danjuma, una storia difficile
Figlio di genitori nigeriani divorziati, emigrato a quattro anni in Olanda con la mamma e i fratelli, costretto nei primi anni a dormire ogni tanto in auto e poi dato in affido, non rimpiange ora di aver raccontato la sua storia. Ma non vuole nemmeno che le persone usino la sua storia per trattarlo meglio degli altri.
In un certo senso, il calcio gli ha salvato la vita. Quando aveva undici anni, infatti, un tribunale ha stabilito che avrebbe potuto tornare a vivere con il padre. Nello stesso periodo, è entrato a far parte delle giovanili del PSV Eeindhoven. Da lì, è passato al NEC Nijmegen, ha disputato anche la Champions League con i belgi del Club Brugge prima di passare al Bournemouth.
Con il suo ricco ingaggio, finanzia anche la creazione di pozzi d’acqua in Somalia, Afghanistan, Palestina e Niger.
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