Il presidente della Commissione Arbitri della FIFA ed ex arbitro italiano Pierluigi Collina ha rilasciato un’intervista al Corriere della Sera in cui ha fatto il punto sul VAR e sulla sua applicazione: la tecnologia non può prendere il posto del direttore di gara
Pierluigi Collina prova a “ridimensionare” il VAR, senza bocciare lo strumento tecnologico. Il presidente della Commissione Arbitri della FIFA ed ex arbitro si prepara alla ripresa della stagione in Italia, ma anche in Europa. In un’intervista al Corriere della Sera ha parlato del VAR e della sua applicazione, sempre oggetto di discussioni. “L’arbitro è come il tecnico delle luci o del suono. Aiuta a rendere più bello lo spettacolo. I veri direttori d’orchestra sono gli allenatori, e nessuno deve condizionare l’arbitro. Nemmeno il pubblico. Non è un discorso di quanti tifosi ci sono allo stadio: 80mila persone possono condizionare meno di 200 scalmanati su un campo di periferia”.
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Collina prova a immaginare questo “nuovo” calcio: “Si dice che sarà tutto diverso, ma per gli arbitri le vere novità saranno poche. Sicuramente quella delle cinque sostituzioni: un cambiamento temporaneo per tutelare la salute dei giocatori in questo periodo di partite intense”.
Poi le altre novità: “Per il fallo dimano è stata definita la linea di confine tra braccio e spalla, penso sia applicabile da subito. Anche l’immediatezza del gol o dell’occasione segnata dopo il fallo di mano è definita meglio”. Ma il nodo, alla fine, resta sempre il VAR: “Anche col VAR interviene la componente umana, quindi c’è un margine d’errore. La VAR nasce per aiutare l’arbitro in decisioni cruciali, non per riabritrare la partita. Non si può rivedere ogni occasione, le partite sarebbero eterne. Si iniziò a parlare di VAR nel novembre del 2014. Il processo è ancora in fase di miglioramento e soprattutto di comprensione. Il modus operandi deve essere di prendere le decisioni e di difenderle”.
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