È andato in scena il Blackout Tuesday. Una giornata all’insegna del silenzio, sui social network in primis, e della riflessione in seguito agli atti brutali che recentemente in America hanno portato alla morte di George Floyd. Quello che è successo a Minneapolis ha sconvolto moltissime personalità, anche fra gli sportivi. Il mondo del calcio si è unito all’iniziativa per dire no al razzismo.
Il suono del silenzio può fare un rumore assordante. Quello che rappresenta lo sdegno di un popolo, una comunità – quella black negli USA – che si sente ancora troppo discriminata. Gli atti brutali contro George Floyd, deceduto a causa della “mano pesante” di alcuni rappresentanti della polizia americana, hanno risvegliato una ribellione che sembra sopita: “Rispetto e dignità”, chiedono a gran voce tutte quelle minoranze (etniche e non solo) che popolano l’America e il mondo.
Così il mondo si unisce alla protesta a stelle e strisce sull’onda di Black Lives Matter – i movimenti per la parità e l’uguaglianza delle comunità afroamericane che hanno visto la luce soltanto nel 2013 – per far capire che nessuno è solo. La differenza non è un difetto. Allora dopo tante urla e qualche lacrima, è il momento di dar vita al blackout: niente musica per un giorno (questo fanno le major in segno di rispetto), niente commenti, invettive, accuse.
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Solo silenzio e riflessione. Uno sfondo nero su tutti i social network, fra le altre cose, per dire basta alle disuguaglianze, all’intolleranza e alla violenza. Basta al pregiudizio in base all’etnia, basta alla disparità di trattamento: “Questa non è una guerra – ha detto qualcuno – è il grido silenzioso della disperazione”. Così anche il mondo del calcio si unisce all’iniziativa: dopo i gesti di Thuram, Sancho, del Liverpool che allo stadio ha fatto inginocchiare tutti in memoria di George Floyd, numerosi sono stati i calciatori che hanno detto “No al razzismo” postando una foto nera sui profili social.
La protesta diventa, quindi, anche oggetto della Rete. Da Dybala al Milan, passando per Matuidi, Emerson Palmieri, Bonucci, Bernardeschi e Iniesta. Grandi campioni che, al momento opportuno, sanno dire no per mettere un punto – si spera – con il recente passato affinché rimanga chiaro un messaggio nel futuro.
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