La riapertura degli stadi non è un’utopia. Le autorità competenti ci stanno pensando, potrebbe avvenire tra qualche tempo in base alla situazione del rischio contagi regione per regione. Il punto di Sandra Zampa, sottosegretaria del Ministero della Salute.
Se ne comincia timidamente a parlare, perchè se con cautela sta riaprendo tutto, anche il tema porte aperte agli stadi deve essere affrontato. Certo viene sommessamente suggerito a mezza bocca, con i club che ovviamente sperano in una riapertura entro tempi accettabili per evitare il collasso economico degli incassi. Il calcio senza tifosi è come una macchina senza il motore, puoi sperare di accenderla ma difficilmente partirà.
Così, l’imminente ripresa – tanto aspettata – delle attività agonistiche in Serie A avverrà il 20 giugno ma resta, comunque, l’amarezza di molti (tutti) i tifosi costretti – se va bene – a rifugiarsi nel cartonato sugli spalti piuttosto che uscire di casa per incitare la propria squadra. Sandra Zampa, sottosegretaria del Ministero della Salute, è intervenuta a Radio Punto Nuovo cercando di distendere gli animi. Da parte sua c’è un minimo di speranza: “Mi farò portavoce – ha detto – affinché i tifosi possano tornare a popolare gli stadi quanto prima. Eravamo preoccupati per la ripartenza che, invece, è arrivata. I dati, ora come ora, sono incoraggianti ma è impensabile abbassare la guardia. Esistono ancora regioni – come la Lombardia – dove il rischio contagio è ancora imperante. Dunque, per il momento si riparte a porte chiuse, ma non è da escludere una riapertura degli impianti in Serie A. Magari solo per un certo numero di persone”.
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Parole incoraggianti che fanno da incentivo a tutto il sistema del pallone, che rischia di bucarsi – e non è una frase fatta – se non si trova un modo per sanare le perdite di questi mesi: attualmente il sistema calcio (e non solo) è come un rubinetto aperto. Gli incassi che perde sono un campanello d’allarme per l’intero indotto abituato a priorità diverse e scadenze stringenti. Sandra Zampa invita, dal canto suo, alla prudenza senza dimenticare le implicazioni di una stasi eccessiva nelle decisioni. Se Fase 2 deve essere, allora bisogna impegnarsi tutti per una piena – e sicura – riattivazione degli ambienti. Compresi quelli sportivi e, nello specifico, calcistici.
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