Serie A, secondo uno studio olandese si corrono più rischi di contagio al supermercato che in una partita di calcio. Durante una gara i contatti ravvicinati sono meno frequenti di quello che si pensa, e soprattutto durano pochi secondi: insufficienti per parlare di serio rischio di contagio
Il calcio sta per riprendere non solo in Italia, ma nella maggior parte dei paesi d’Europa. Solo Francia, Belgio e Olanda hanno annullato il calcio. E proprio dall’Olanda, mentre la Serie A si prepara a ripartire, arriva uno studio che conferma come una partita di calcio sia meno rischiosa di una spesa al supermercato. Pur essendo uno sport di contatto, il calcio non espone al contagio più di altre attività: sostanzialmente giocare una gara professionistica è sicuro. Lo afferma Edwin Goedhart, un medico della Federcalcio olandese, che ha dimostrato che in una partita di calcio il rischio di ammalarsi non aumenta. “La contaminazione non si può escludere completamente, ma se si osservano le misure esistenti la percentuale di contagio durante una partita non è superiore a quella di un supermercato: quindi molto bassa”, ha affermato.
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Serie A, ecco quando c’è il maggior rischio di contagio durante una partita
Lo studio si basa sul fatto che i contatti durano pochi secondi. Lo studio ha analizzato 482 partite di Eredivisie dello scorso campionato: solo nell’1.2% di tutte le partite i giocatori si trovavano a meno di 1.5 metri l’uno dall’altro per più di 30 secondi. La media dei contatti ravvicinati e prolungati (quelli realmente a rischio) è di 1.5 secondi a partita, considerando una distanza inferiore al mezzo metro. I momenti più pericolosi sono le esultanze dopo un gol, ma anche i calci d’angolo sono rischiosi, soprattutto se battuti più volte consecutivamente: ecco perché lo studio propone di intervenire su questi fattori, ad esempio chiedendo ai giocatori di uscire dall’area tra un corner e l’altro e soprattutto imporre ai giocatori un tempo limite entro cui calciare la palla in area.
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