La Serie A ricomincia, ma a cambiare – sotto certi aspetti – è il suo racconto. Si modifica, in nome della prevenzione, il giornalismo sportivo. La metamorfosi del racconto calcistico passa attraverso due o tre punti chiave. Ecco quali.
La Serie A riparte, ma in modo diverso dal solito. Il COVID-19 e le sue ferali conseguenze ha cambiato radicalmente la concezione e lo sviluppo non solo del calcio italiano. Tuttavia, nel nostro Paese, fra i più colpiti dalla pandemia nei mesi scorsi, la “nuova normalità” sportiva (nella fattispecie calcistica) prevede dei cambiamenti logistici in nome della prevenzione.
Serie A, cambia il racconto del calcio: il giornalismo sportivo ai tempi del Coronavirus

Niente pubblico, vietati gli assembramenti, rispetto del distanziamento sociale. Proibiti gli sputi in campo, diversi test prima di mettere piede sul rettangolo verde (massimo 300 persone ammesse ad impianto) e così via. Regole per la salvaguardia di tutti: la salute viene prima, anche se bisogna – in qualche maniera – ricominciare a vivere. Si modifica – come è normale che sia – anche il giornalismo sportivo: niente più cronisti ammassati prima, dopo e durante le conferenze stampa pre e post partita. Le domande saranno inviate via Whatsapp e poi riportate dal responsabile comunicazione di ciascun club all’allenatore di riferimento. Lo rende noto “La Gazzetta dello Sport”.
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Poi nessuna intervista pre e post gara in zona mista, né tantomeno telecamere negli spogliatoi a indugiare sui diversi calciatori negli stadi prima del fischio d’inizio di ciascun match. Cambia tutto, anche il racconto calcistico, in nome della salvaguardia collettiva: la prudenza deve diventare protagonista, persino nella trasposizione mediatica degli eventi.
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