Umberto Calcagno, vicepresidente dell’Associazione Italiana Calciatori, esprime la sua posizione sul calendario di Serie A e sulla riduzione degli stipendi.
La Serie A si avvicina alla bandiera a scacchi, ma il tema della ripresa trascina dietro di sé diverse problematiche. Giovedì arriverà probabilmente il via libera per il ritorno in campo, ma le modalità iniziano a fare discutere. Nel protocollo inviato al governo non sono presenti le regole sportive, che dovrà decidere autonomamente la FIGC con le squadre e le televisioni.
Tra queste c’è sicuramente la stesura del calendario, che sta già facendo storcere il naso a qualcuno. Dalle prime anticipazioni si sono ipotizzate tre fasce orarie per le partite: 16.30, 18.30 e 21.00. Ecco il primo slot non ha ricevuto grandi consensi, come ribadisce a TgCom24 Umberto Calcagno, vice-presidente dell’AIC. Una probabile scelta, legata ai diritti televisioni, che non piace soprattutto ai calciatori, contrari a giocare sotto il caldo infernale di piena estate.
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AIC, Calcagno: “Non si può giocare alle 16.30”
La posizione avversa all’orario delle 16.30, proposto dalla Lega Serie A, è stata rafforzata così da Calcagno: “E’ una scelta sbagliata che non ci trova d’accordo”. Poi il vice-presidente dell’Associazione Italiana Calciatori ha parlato anche del nodo stipendi, altro tema critico delle ultime settimane. Alcune società, come la Juventus, hanno trovato un’intesa collettiva per il taglio degli ingaggi ma altre non ancora: “Non è facile trovare una soluzione per tutti. Secondo noi non è giusto rimandare e fare possibili cause sulle scadenze degli stipendi di marzo e aprile”. La situazione è delicata, i dialoghi continuano e presto, possibilmente prima del “nuovo inizio”, bisognerà trovare un punto d’incontro.
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