Wesley Sneijder ha festeggiato da protagonista il Triplete dell’Inter di Mourinho nel 2010. Ma non sarebbe mai arrivato in nerazzurro senza il no di un ex Arsenal.
Una carriera in un ossimoro, chiusa dentro un grande “che sarebbe successo se…”. Aleksander Hleb, il bielorusso che avrebbe giocato “alla morte per Arsene Wenger”, conserva un grande rimpianto: aver detto no all’Inter di Mourinho. Talento discontinuo, capace di folgoranti ispirazioni e pause malinconiche, era in campo nella finale di Champions League del 2006 che l’Arsenal perse contro il Barcellona.
Il bielorusso firma per i blaugrana, ma le cose non vanno come previsto. Vince da comprimario la Champions League del 2009, ma i rapporti con Guardiola non decollano. “E’ solo un buon allenatore, il palmares non conta” dirà anni dopo. Come tecnico, gli preferisce Jose Mourinho. E potrebbe anche raggiungerlo in quell’estate. Perché il Barcellona offre all’Inter lui, Eto’o e 45 milioni per Zlatan Ibrahimovic.
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Inter, il gran rifiuto di Hleb
Hleb però dice no. “Ho un contratto con il Barcellona e voglio rispettarlo” dice allora alla Bild. Ma più che rimanere in blaugrana, accetta il prestito allo Stoccarda, dove era iniziata la sua ascesa nel calcio. Mourinho gli telefona in aeroporto, gli promette le stesse condizioni contrattuali che gli garantiva il Barcellona. Ma la gratitudine verso l’allenatore, il presidente e i tifosi della squadra tedesca alla fine hanno avuto la meglio. Così, ha confessato, “ho messo la firma sul più grande errore della mia carriera“.
Pagherà quella scelta immatura alla fine della stagione. Mourinho, infatti, individua in Wesley Sneijder il tassello che manca a completare il mosaico della squadra del Triplete. L’olandese sarà il trequartista atipico che permetterà ai nerazzurri di giocare corti, ripartire veloci, occupare gli spazi di mezzo, dilatare le opportunità negli ultimi trenta metri. L’uomo giusto al momento giusto per un grande trionfo.
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