Da calciatore sopratutto le maglie di Genoa, Torino ma anche la Juventus. Da allenatore i miracoli con il Piacenza, poi tante panchine tra Serie A, B e C, ma più di tutti l’Inter della gestione Moratti e Ronaldo (il Fenomeno).
Francesco Moriero suo ex giocatore in nerazzurro, l’ala per gli assist a Ronaldo, lo ricorda con enorme affetto in ESCLUSIVA ai microfoni di CalcioToday.it : “Era uno di noi”.
Chi era Gigi Simoni?
“Gigi Simoni era un allenatore che il primo giorno di ritiro entrò in spogliatoio e disse: qui siete tutti uguali tranne uno, e quell’uno era Ronaldo. Entrò in punta di piedi, col suo sorriso. Con questa battuta ci ha conquistato subito”.
Ci racconti qualche aneddoto su di lui come uomo e come allenatore?
“Era la nostra guida, perché era una persona semplice e tutti gli abbiamo voluto bene. Negli ultimi tempi l’avevo incontrato quando girava gli Inter Club per la presentazione del libro Signori, si nasce. Quando veniva in Puglia, siamo stati tre o quattro serate insieme. Con la sua compagna, Monica, abbiamo ricordato l’episodio del gol di Piacenza. Mi diceva sempre: “Checco, passa quella palla”, poi io feci un gol bellissimo e andai da lui dicendogli: “Adesso puoi anche cambiarmi”. Penso che lui sia stato un vero signore, per come parlava con la squadra. E’ stato esemplare anche dopo il contatto Iuliano-Ronaldo. Nella mia vita calcistica abbiamo visto reazioni decisamente peggiori per episodi simili. Lui invece si limitò avvicinandosi all’arbitro e gli disse: “Così non si fa” e basta. Ci teneva all’Inter, era arrivato in un grande club dopo anni di gavetta. Io credo che sia stato amato ovunque anche per la persona che era”.
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Non credi meritasse più fiducia?
“Il presidente Moratti ha detto più volte che, tornando indietro, non rifarebbe la stessa scelta. Lui era uno di noi, era come se scendesse in campo con noi sempre..”
E la vittoria della Coppa Uefa nel 1998?
“Mi ricordo la sua esultanza in quella finale. Mi piace ricordarlo così perché lui era così”.
Che rapporto aveva con Ronaldo?
“Lui trattava tutti nello stesso modo. Aveva un grande rapporto con Ronnie, che l’ha sempre trattato con affetto. Non è stato il classico allenatore. Lui ha insegnato a noi che la semplicità, che essere una persona vera, leale, è alla base di tutto”.
Se potessi dirgli qualcosa che non gli hai detto?
“Gli ho sempre esternato affetto, l’ho sempre ringraziato per avermi scelto per quella grande squadra. Sempre grazie per tutto quello che ha fatto per me”.
C’è un legame molto profondo, capisco.
“Lui ha vinto tantissimi campionati, anche da giocatore. Ma è sempre ripartito con umiltà”.
Ma quello scudetto 1998 lo sentiva suo?
“Sì, lo sentivamo nostro. Non è solo la partita con la Juventus, l’episodio del rigore: e i calciatori della Juve non c’entrano niente. E’ tutta una serie di episodi che hanno caratterizzato quella stagione”.
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