Un pool di esperti in ambito medico-scientifico apre alla ripresa della Serie A intorno a metà giugno. La FIGC tira il fiato, non tutto è perduto. Ricominciare, al momento, sembra essere molto più di una semplice speranza.
Serie A, c’è luce in fondo al tunnel. Mentre tutti si chiedono quale sarà il destino della stagione in corso, un continuo rimpallarsi fra Governo e rappresentanti della Lega Calcio di A, un punto di svolta sulla questione provano a fornirlo i medici. Quella che arriva è una ventata d’ottimismo, dopo lo scetticismo del recente passato espresso dal Cts in merito a protocolli presentati con alcune – rivedibili – criticità. Cavilli a parte, segnali positivi sembrerebbero arrivare da alcuni esponenti autorevoli in ambito medico-scientifico, i quali fanno presente come la data del 15 giugno (più o meno) potrebbe dirsi plausibile in merito a una potenziale ripartenza.
I motivi nel dettaglio li spiegano, sulle pagine del Corriere dello Sport, gli esperti, il pool è così composto: Francesco Vaia Direttore Sanitario dell’Ospedale Spallanzani di Roma, (in affiancamento anche alla Commissione medico-scientifica della FIGC), il virologo dell’Università degli studi di Milano Fabio Pregliasco, il docente di malattie infettive all’università Tor Vergata di Roma e direttore scientifico della Società italiana di malattie infettive Massimo Andreoni, il consulente per le malattie infettive dell’Istituto di ricovero e cura a carattere scientifico Auxologico di Milano, Marco Tinelli, e la direttrice del Laboratorio di microbiologia clinica, virologia e diagnostica dell’ospedale Sacco di Milano Maria Rita Gismondo.
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Il gruppo di esperti apre alla possibilità di una ripartenza del calcio italiano con convinzione inedita visti i tempi che corrono. Tuttavia, conoscendo meglio lo sviluppo e la potenziale evoluzione del COVID-19, è possibile fare qualche previsione in più.
Secondo loro, infatti, sarebbe tutta una questione di organizzazione: “La certezza di ripartire in sicurezza non si avrà mai – spiegano – ma con le dovute precauzioni e attraverso procedure specifiche il calcio può ripartire a metà giugno. Forte del fatto che esistono strumenti di controllo e monitoraggio che permettono anche una rapidità nelle risposte. Queste possibilità all’inizio della pandemia non c’erano. Il problema fondante – secondo loro – è che i medici non sono mai stati concretamente coinvolti nel tracciare adeguate linee guida. Ci hanno completamente estromesso dalle trattative. Costringere, eventualmente, i calciatori ad un’altra quarantena è follia. Piuttosto si deve pensare a responsabilizzarli e, dinnanzi a dei contagiati, agire seguendo il modello tedesco: isolando cioè solo i potenziali contagiati”, concludono.
Affermazioni che cedono il passo a nuove ipotesi. Ora, la metà di giugno appare come un obiettivo da perseguire affinché si possa ritrovare una specie di normalità anche nel mondo del pallone. L’Italia gioca un ruolo importante nel panorama calcistico internazionale, la Germania il suo passo l’ha fatto con relativi oneri e onori. Bisognerà capire se, anche a casa nostra, si potrà parlare con franchezza di “una nuova normalità” e responsabilizzazione del sistema senza incappare nuovamente in polemiche sterili cercando – per quanto possibile – di non ledere oltremodo gli interpreti coinvolti nel processo decisionale.
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