Il calcio attende il via libera del Cts per gli allenamenti collettivi, alla luce della presentazione del nuovo protocollo.
Il documento della Lega di Serie A, condiviso con la Figc e la sua commissione medica, prevede il no ai ritiri, controlli più frequenti e in caso di positività di un elemento, squadra in quarantena, ma con la possibilità di allenarsi. Della ripresa della stagione, ha parlato in ESCLUSIVA a CalcioToday.it l’ex presidente della Federcalcio Giancarlo Abete.
Il calcio attende la risposta del Cts del Governo per gli allenamenti collettivi. I club hanno indicato il 13 giugno come possibile data di ripresa dei campionati, il Governo predica prudenza. Lei crede che si debba ripartire?
“Si deve provare a ripartire. L’obiettivo della Federazione è di far giocare a calcio. Naturalmente la priorità è la tutela della salute. La decisione spetta al Governo, sentito il parere del Cts e la Figc la rispetterà”.
La decisione sta andando per le lunghe. Non crede che il calcio sia un po’ discriminato?
“Siamo in una fase diversa rispetto a due mesi fa sul fronte del virus. Nella prima giustamente i problemi erano talmente significativi che il calcio veniva vissuto come una cosa residuale. Resta tale rispetto alla salute, ma bisogna sempre ricordare che questo sport negli ultimi 11 anni ha dato allo Stato oltre 11 miliardi a livello fiscale e ha avuto dal Coni solo il 6%, versa 1,2 miliardi l’anno, determina il 70% del gettito di tutto il sistema sportivo e il 38% della macro area che comprende anche cinema, musei, parchi giochi. Deve avere lo stesso rispetto di altri settori economici del Paese. Per questo bisogna riprendere”.
Spadafora tempo fa disse che il calcio vive in una bolla. Qualcuno sostiene che il Ministro dello Sport non abbia particolari simpatie per questa disciplina…
“Non si tratta di vivere in una bolla, ma di tenere insieme la dimensione emozionale e quella economica. Quando si tratta di essere in tribuna autorità sotto l’attenzione mediatica, tutti sono contenti. Poi se bisogna bacchettare il calcio, non esitano a farlo, ingiustamente. Questo sport non pretende nulla, ma spera solo di ripartire. Il calcio non deve ringraziare nessuno, ha dato più di ciò che ha ottenuto”.
Anche il presidente del Coni Malagò ogni tanto ha lanciato una frecciatina al calcio. Non crede che il Coni dovrebbe supportarlo?
“Senz’altro. Non so come finirà, ma per il momento la persona più lineare finora è stato il Presidente federale. Ognuno ha il suo ruolo, ma credo che un po’ di supporto operativo e relazionare possa aiutare Gravina. Conosciamo l’importanza del Coni, ma ribadisco che la valenza economica del calcio è fondamentale per tutto il sistema sportivo”.
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Serie A, ESCLUSIVO Abete su Gravina, Bundesliga, scudetto e riforma calcio
Quindi lei giudica in modo positivo il lavoro di Gravina?
“Gravina finora sta facendo bene perché ha assunto un approccio determinato rispetto alla volontà di ripartire, ma allo stesso prudente in relazione alla tutela della salute. Lui ha trasferito una volontà, riconoscendo le priorità del Paese. Ha ottenuto un provvedimento di legge che lo tutela nel caso in cui non si ripartisse, in modo da evitare un’ipotetica montagna di ricorsi”.
Se venisse bloccata qui la stagione, il presidente della Juventus Agnelli ha detto che non accetterebbe lo scudetto. Se dipendesse da lei, cosa farebbe?
“Ammirevole ciò che ha dichiarato Agnelli. Penso sia più importante il meccanismo di promozioni e retrocessione che l’assegnazione dello scudetto”.
La ripartenza della Bundesliga può dare una spinta alla ripresa della Serie A?
“Può dare una spinta importante e il fatto che in Germania siano ripartiti dimostra che si può fare. Poi è chiaro che bisogna contestualizzare le situazioni. Tutti però devono fare uno sforzo per riprendere questa stagione. Illustri personaggi che in questi due mesi hanno partecipato al dibattito sul calcio, a distanza di 2/3 giorni hanno detto l’esatto contrario di quanto affermato in precedenza. Sono rimasto sorpreso. Si cambia idea troppo spesso”.
Il calcio va riformato dopo questa emergenza?
“In parte la riforma è in atto proprio in seguito alla crisi. Poi bisognerà fare una riflessione. La ripartenza sarà difficile perché gli equilibri del calcio cambieranno come in tutti gli altri settori economici”.
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