Il tecnico della Roma Paulo Fonseca ha scritto una lunga lettera al quotidiano portoghese A Bola parlando della sua quarantena e del futuro della Serie A.
“Sarà difficile giocare senza i tifosi, senza potersi abbracciare“. Il tecnico della Roma Paulo Fonseca si prepara per gli immensi cambiamenti che condizioneranno il mondo del calcio dopo il coronavirus. In una lunga lettera sul quotidiano portoghese A Bola, ripresa dal sito del club, l’allenatore ha raccontato il lockdown, la quarantena e ha comunque cercato di vederne i lati positivi.
Passare sessanta giorni in isolamento, ha scritto, è una prospettiva inimmaginabile. Ma questa separazione dai suoi calciatori, ha detto, gli ha anche donato momenti di felicità “che la mia professione, di solito, non mi permette di avere“.
Si è concesso il tempo di godersi l’abbraccio di sua moglie e di suo figlio, e questo ha aumentato anche il suo desiderio di rivedere i genitori e gli altri due figli che sono rimasti in Portogallo. Fonseca non è convinto che il mondo cambierà completamente, ma “ci perderemo molte cose che non potremo mai recuperare“.
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Ci vorrà tempo anche a riabituarsi a giocare senza pubblico, ai rigidi e necessari protocolli che stanno trasformando la nostra quotidianità. “E, quando si tornerà a giocare, bisogna rispettare una serie di altre misure” ha scritto. “Mi viene difficile immaginare di giocare senza la passione dei tifosi e soprattutto di giocare senza quell’abbraccio con cui celebriamo il momento più alto del calcio, il gol“.
Di abbracci, il tecnico ne ha ricordati diversi, di quelli importanti nel suo percorso. Ha fatto riferimento a una rimonta da 0-2 a 3-2 completata negli ultimi minuti quando allenava lo Shaktar. Al gol di Marcelo che gli ha permesso di vincere la finale di coppa nazionale da tecnico del Braga, o alla rete in extremis di Dzeko a Bologna.
Il calcio, ha concluso, non sarà lo stesso senza quell’abbraccio, senza la possibilità di esultare con i giocatori, o di confortarli dopo una cattiva prestazioni. Ma torneranno, scrive Fonseca, e non solo nel calcio. Torneranno gli abbracci importanti, e il pallone “continuerà ad essere lo spettacolo più emozionante d’Italia“.
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