La top 11 ideale di Luis Nazario da Lima, il “Fenomeno” Ronaldo. Premiata la scuola italiana in difesa. In attacco, grande talento e poco equilibrio
Luis Nazario da Lima, il “Fenomeno” Ronaldo, ha tracciato la sua squadra ideale. Prevedibilmente, si è piazzato come centravanti e punto di riferimento dell’attacco nella sua top 11. Il brasiliano ha escluso compagni di squadra dell’Inter e del Real Madrid con cui ha condiviso grandi traguardi, ma soprattutto non ha selezionato Cristiano Ronaldo che si divide oggi l’attenzione del mondo con Messi. Nel suo undici ideale, che ha rivelato in un articolo del Mundo Deportivo del 2018, c’è molta Italia. E soprattutto un’enorme quantità di talento.
Ronaldo, in difesa vince la scuola italiana
In porta, un grande avversario delle sue stagioni in Serie A, un portiere simbolo della concezione moderna del ruolo: Gigi Buffon. Davanti al portiere della Juventus, Ronaldo squaderna un 4-1-4-1 iper offensivo.
Il brasiliano sceglie due connazionali nel ruolo di terzini, dimostrando un’evidente predilezione per campioni con cui ha giocato e che interpretano il ruolo con la tecnica, la velocità, la proiezione offensiva che serve a sostenere un calcio d’attacco. Si tratta di Cafu, con cui ha condiviso un anno e mezzo al Milan, e Roberto Carlos suo compagno di squadra nel Real Madrid dei Galacticos. Insieme hanno anche vinto una Liga nel 2003.
In mezzo, al centro della difesa, Ronaldo premia due eccellenze della scuola italiana, Paolo Maldini e il Pallone d’Oro 2006 Fabio Cannavaro.
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Quartetto d’assi nella top 11 ideale
Italiano è anche il regista, il playmaker basso che ha rivoluzionato il concetto stesso di regista. Parliamo, naturalmente, di Andrea Pirlo che Carlo Mazzone a Brescia ha spostato in una zona di campo tradizionalmente associata a chi passa la vita da mediano.
Nella squadra di Ronaldo, invece, di giocatori che magari vincono i Mondiali dopo anni di fatica e botte (Ligabue docet) non ce ne sono. Come nella migliore tradizione del Real delle stelle galattiche, il modulo prevede solo palleggiatori. Davanti a Pirlo, la formazione si allinea in un 4-1-4-1, o 4-3-3, o in articolazioni fluide in equilibrio instabile.
Il suo è un calcio “tutta gioia tutta bellezza”, perciò non stupisce che Ronaldo abbia voluto un quartetto d’archi alle sue spalle nella formazione ideale. C’è Messi, c’è Maradona e nessuno se ne stupisce, e con loro agiscono Pelé e Zidane, che proprio con il Real Madrid ha segnato uno dei più bei gol mai visti in una finale di Champions League.
Ronaldo completa il pokerissimo d’assi, e cinque così possono giocare un po’ come vogliono. Era così, pieno di fini palleggiatori, anche il Brasile del 1970 che scintillava in technicolor sotto la piatta luce di Città del Messico e trasformava il verdeoro nel colore della bellezza, nel sogno del calcio.
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