Matteo Salvini ha attaccato la gestione attuale del Milan, la sua squadra del cuore, in un intervento a Radio Kiss Kiss. Ha parlato anche del ministro Spadafora e della ripresa della Serie A
“Vorrei un presidente con nome e cognome, meglio se italiano. Non un fondo azionario a cui non interessa che fa il Milan la domenica pomeriggio“. Matteo Salvini, leader della Lega e noto tifoso rossonero, ha attaccato l’attuale gestione del club in un intervento a Radio Kiss Kiss.
I problemi del Milan, ha detto, iniziano dal vertice, dunque dalla proprietà. “Se non funziona la testa, non funziona niente” ha detto. E senza un chiarimento a livello societario, Salvini teme che tra dieci anni la situazione non sarà cambiata. Rimpiange i milioni di euro sprecati “senza costruire nulla“, non si dice convinto di Ralf Rangnick, “questo signore tedesco che deve imparare la lingua“, ma proprio non gli piace che la sua squadra del cuore sia gestita da lontano attraverso un fondo azionario.
Un presidente, dice, “devi sapere dove sta. E’ qualcuno che nel bene o nel male risponde. Qualcuno che ci mette grinta, coraggio e passione. Se è un fondo speculativo, finisce la poesia“.
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Il leader della Lega ha colto l’occasione per criticare anche l’operato del ministro dello Sport Vincenzo Spadafora. “E’ come se qualcuno usasse il mondo dello sport per coprire altri problemi. Ma i problemi degli italiani non si risolvono bloccando il campionato di calcio“. Salvini ha l’impressione che qualcuno nutra una sorta di pregiudizio verso il calcio, che però si sostiene grazie a decine di migliaia di posti di lavoro.
Per questo, dice, il campionato deve riprendere anche facendo giocare le partite in campo neutro nelle regioni del centro-sud, meno colpite dal covid-19. “Non si scherza sul lavoro” ha dichiarato Salvini, che ha nuovamente sottolineato come il calcio non sia solo Cristiano Ronaldo, Mertens o Ibrahimovic. Si è rivolto ai calciatori delle serie minori, ai magazzinieri che guadagnano mille euro al mese.
Certo, ha ammesso, “la vita viene prima del pallone“. Ma se non riprende il campionato, se non viene versata la rata dei diritti tv che Sky e Dazn dovrebbero versare alle società, in difficoltà non andranno tanto la Juve o il Milan. Ma le piccole società, che potranno tornare a respirare. Se non accadrà, ha concluso, “il problema sarà la chiusura dei campetti di periferia, un’alternativa alla strada per tanti.
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