Lukaku si racconta a Bleacher Report dopo una partita in streaming a Call of Duty. “Ero deluso dopo il Mondiale 2018, ho trasformato la rabbia”
“All’Inter sono in missione“. Romelu Lukaku ha parlato con Bleacher Report dopo aver giocato in streaming a Call of Duty. Ma il riferimento non è certo ai videogiochi. Ma a una storia che l’ha portato ad essere pronto alla sfida in Serie A dopo l’euforia e la delusione del Mondiale del 2018.
“Siamo arrivati alle semifinali e parliamo di un piccolo Paese di soli 11 milioni di abitanti. Il dolore è arrivato un mese dopo quando ho rivisto tutti i video del Mondiale” ha detto il centravanti belga, che ancora non ha dimenticato la grande speranza di dare finalmente consistenza al sogno della generazione d’oro del calcio belga. Il centravanti, insieme a De Bruyne, Hazard, Fellaini, rappresenta il punto più alto di un percorso di costruzione dell’identità calcistica nazionale.
Un processo che ha fatto rivivere i fasti della metà degli anni Ottanta, la grande illusione ai Mondiali del Messico nel 1986. Ma anche questa generazione si è fermata a pochi passi dal sogno. Lukaku, però, abituato a trasformare da sempre le negatività in benzina per reagire alle difficoltà, ha saputo fare lo stesso anche dopo l’esperienza del Mondiale di Russia. “Quando mi sono trasferito all’Inter avevo dentro tutta questa energia che intanto era cresciuta“.Leggi anche – Lukaku e la “gaffe” sul Coronavirus: la decisione dell’Inter
Lukaku, la svolta al Chelsea
La svolta per la sua storia, segnata da un’infanzia difficile di povertà e sogni di riscatto che ha raccontato in un commovente articolo per Players’ Tribune, arriva con il passaggio al Chelsea nel 2011. “Avevo solo 18 anni, mi ero appena diplomato e mi trovavo in treno per Londra”. L’incontro con Drogba, racconta, è un momento di svolta come riporta la Gazzetta dello Sport. L’attaccante ivoriano gli chiede di meritarsi quella maglia, di dimostrare di avere il carattere giusto per essere in prima squadra. E Lukaku risponde alla sfida.
“Da quel giorno abbiamo parlato tanto, almeno un’ora prima e dopo gli allenamenti” ha raccontato. “Tutti i compagni allora mi hanno aiutato. Ho visto come hanno vinto la Champions League, mi hanno fatto diventare la persona che sono adesso“.
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