Serie A, il direttore del Dipartimento malattie infettive dell’ISS, Giovanni Rezza, ai microfoni di Radio Kiss Kiss ha parlato della possibile ripresa del campionato e del protocollo sanitario avanzato dalla commissione medico scientifica della Figc
Il campionato di Serie A potrebbe non ripartire. È questa la sensazione dopo le parole pronunciate da Spadafora a La7. Il ministro per lo Sport e le Politiche Giovanili ha invitato le società a studiare un Piano B. Al momento, infatti, la ripresa sembrerebbe tutt’altro che alle porte. Chi credeva che, a partire dal 18 maggio, i giocatori potessero tornare ad allenarsi in gruppo, si sbagliava. Il protocollo sanitario proposto dalla commissione medico scientifica della Figc è stato definito insufficiente. Fin quando non verranno dettate linee guida più rigide e precise, la ripresa sarà difficilmente ipotizzabile.
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Serie A, Rezza: “Ripresa difficile”
Sul possibile ritorno in campo si è espresso anche il direttore del Dipartimento malattie infettive dell’Istituto Superiore di Sanità, Giovanni Rezza, che ai microfoni di Radio Kiss Kiss ha detto: “È una decisone difficile da prendere, si naviga un po’ a vista. Ogni singolo Paese fa valutazioni rispetto a quanto avviene nei propri confini. In Italia ora è difficile capire cosa accadrà”.
Nonostante le tante critiche ricevute, Rezza ha definito il protocollo sanitario: “un buon documento, ma non voglio entrare nello specifico del protocollo. Non sappiamo quanto la stagione calda potrà influire sulla forza del virus. Non ci si deve rilassare. Non siamo ai livelli di due mesi fa ma vietato abbassare la guardia”.
Il direttore del Dipartimento malattie infettive dell’ISS ha poi spiegato che, al di là del protocollo, a frenare il ritorno in campo è l’incertezza, da lui definita come: “il maggiore avversario della ripresa del campionato”. Dopo Olanda e Argentina, anche la Francia si è arresa, dichiarando chiusa la stagione 2019/20. Una notizia che Rezza ha commentato così: “I paesi non sono tutti uguali, la Germania non è paragonabile né alla Francia, né all’Italia. I tedeschi sono un paese ricco e produttivo. Loro hanno controllato l’epidemia con grande efficienza avendo 4-5 volte i posti che abbiamo noi per la terapia intensiva. Non mi meraviglia se la Bundesliga riparte e la Ligue 1 no”.
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