Il Fisco, con l’emergenza Coronavirus, ha bloccato temporaneamente riscossioni e accertamenti. Per limitare l’eventuale esposizione nei confronti dell’Erario, Elbano de Nuccio, ha proposto una soluzione adottata in passato dalla Lazio
Una sospensione temporanea e inevitabile quella imposta dalle Agenzie delle Entrate a riscossioni, accertamenti e avvisi bonari recapitati ai contribuenti. Il protrarsi dell’emergenza Coronavirus che ha abbattuto i consumi con ulteriori ricadute su occupazione e produttività di imprese e servizi, potrebbe, stando al Sole 24 Ore, allungare lo stop, al momento in vigore fino a fine maggio, fino al 30 settembre.
Nulla di ufficiale ancora. La certezza, comunque, è che prima o poi il Fisco tornerà a bussare alle porte dei cittadini e non ci sarà più spazio per i rinvii. Sarebbero milioni ancora gli atti che l’Agenzia delle Entrate deve ancora notificare ai contribuenti, i quali vanno a cumulare un monte di introiti necessario alle finanze dello Stato, ora ulteriormente esposte dopo gli imponenti stanziamenti per i decreti anti crisi.
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Ma come faranno cittadini e imprese già piegati dalla crisi a riparare eventuali contenzioni con il Fisco ? Ci saranno ancora le regole attuali ? Cambierà qualcosa ? A proporre una soluzione diversa Elbano de Nuccio, presidente dell’Ordine dei Commercialisti di Bari nonché membro el Consiglio di gestione OIC (Organismo Italiano Contabilità) e della FIAC (International Federation of Accountants).
Intervenuto su Corriere.it, de Nuccio ha proposto di spalmare il pagamento di alcune tipologie di debiti tributari consolidati al 23 febbraio 2020 (data di inizio dell’emergenza Coronavirus) in 20 anni a partire dal 1 gennaio 2021. Una strategia che, stando al commercialista, permetterebbe allo Stato di incassare i proprio crediti e ad aziende e privati di far respirare i propri bilanci eventualmente oberati dai debiti.
Per De Nuccio, la dilazione pluriennale permetterebbe una riduzione dei debiti in maniera inversamente proporzionale alla tempistica di pagamento. Pagando prima, infatti, si potrebbe risparmiare di più con lo Stato che riscuoterebbe con maggiore immediatezza i propri crediti, incassando liquidità.
Una pratica, quella proposta da De Nuccio, che non sarebbe nemmeno un inedito in Italia. Esiste infatti un precedente normativo a riguardo, precisamente in ambito calcistico. Il riferimento del commercialista è al caso della Lazio. Quando acquistò il club biancoceleste, dopo la fine della presidenza Cragnotti, Lotito, dopo una trattativa con l’Erario riuscì a spalmare il debito accumulato con il Fisco in 23 annualità. Una strategia azzeccata che il club è riuscito a onorare, garantendo sempre una corretta gestione societaria, tale poi da permettere negli anni un incremento del valore dell’organico con quest’ultimo che rappresenta attualmente con i soli Immobile, Milinkovic, Luis Alberto e Correa ha un valore superiore ai 200 milioni di euro.
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