Daniel Osvaldo, fuoriclasse argentino con il passaporto italiano, è tornato in campo con il Banfield dopo un periodo di inattività. A TNT Sports, però, ha rivelato qualche retroscena curioso vissuto ai tempi della Roma.
Genio e sregolatezza, più la seconda che la prima qualità ha prevalso nella vita di Pablo Daniel Osvaldo. Fuoriclasse dotato tecnicamente, l’argentino ha giocato con i maggiori club della Serie A: nello specifico, Juventus, Inter e Roma ma non solo. Tanta Italia nel suo curriculum, al punto che nel 2007 prese anche la cittadinanza. Doppio passaporto, unica testa: complessa, su di giri. Divertimento e poca applicazione, almeno non quanta avrebbe potuto volendo mettere in campo.
Osvaldo, a Roma fra luci e ombre: “Quella volta che ho rischiato la vita”
Il centravanti, tornato recentemente a giocare – dopo un periodo di stop in cui ha fatto il cantante riscoprendo il suo amore per la musica – con il Banfield, si è raccontato ai microfoni di TNT Sport.
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L’ex giallorosso rivela qualche retroscena proprio del periodo vissuto nella Capitale: “A Totti dicevo che secondo me aveva le corna. Non era vero, ma qualche difetto bisognava trovarglielo: è bello, dotato tecnicamente, anche ben messo nelle parti intime. Poi con quella moglie. Siamo amici, una volta a Roma in un bar volevano uccidermi. Chiamai Totti e De Rossi per sistemare le cose. Sono sanguigno, ma non stupido”. Tempi andati che tratteggiano l’eclettismo di un fuoriclasse. I colpi di testa, però, Osvaldo – malgrado la sua statura – li ha fatti più fuori che dentro al campo.
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