Freddy Adu è stato un idolo per i giocatori di Football Manager. Precoce, acquistato dal Benfica nel 2007, non ha mai mantenuto le promesse.
“Tanti mi scrivono, mi chiamano leggenda di Football Manager. Io non ho giocato a quel videogame, ma tanti miei amici me ne hanno parlato. E’ bello, sì, ma avrei sperato di diventarlo nella vita reale“. Invece Freddy Adu, che così si è raccontato a Talk Sport, resterà una leggenda solo a Football Manager.
Talento promettente di origine ghanese, è il più giovane debuttante e il più precoce marcatore della Major League Soccer. A sedici anni esordisce in nazionale. La sua storia ricorda un po’ quella del tennista Donald Young, che da giovane veniva considerato il nuovo John McEnroe. Se non ne avete sentito parlare, è evidente che non lo è diventato.
Adu è il classico calciatore che fa impazzire gli allenatori virtuali a Football Manager. Costa poco, ha valori alti, ed essendo giovane ha margini di miglioramento altissimi. E’ nella lista delle icone del gioco come Anthony Van den Borre.
Dopo l’esordio in MLS con il DC United nel 2004, firma un contratto con la Nike. Compare in una pubblicità per la Pepsi con Pelé, sulle scatole di cereali, sulla copertina della rivista Time.
Adu, l’esplosione e l’arrivo al Benfica
Nel 2007 se lo litigano Chelsea e Manchester United. Vince il terzo concorrente, il Benfica, che lo acquista per due milioni di dollari e lo fa esordire anche in Champions League. Segna cinque gol in 18 partite: non è un inizio da fenomeno, ma nemmeno da disprezzare al primo impatto in Europa.
E’ acerbo, però, e si vede. Va in prestito prima al Monaco, poi al Belenenses, ma non decolla. Illude l’Aris Salonicco con una rete alla terza partita, ma dopo sei mesi è fuori squadra. Rescinde col Benfica e la carriera precipita.
Non convince il Sion, viene bocciato dai danesi del Randers, finisce all’Ingolstadt, famosa più come sede dell’Audi che per la squadra di calcio, che allora gioca nella seconda divisione tedesco. Ceduto in prestito Çaykur Rizespor in Turchia, chiude la sua prima esperienza in Europa nel 2011.
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La lunga discesa verso l’anonimato
Torna in patria ai Philadelphia Union, in due anni la media gol si alza ma per lui c’è poco spazio. Va in prestito al Bahia nel 2013, ma gioca solo due partite e lo rispediscono negli Usa.
Un nuovo tentativo in Europa lo riporta nelle periferie del calcio. Falliti i provini con il Blackpool, lo Stabæk e l’AZ Alkmaar, nell’estate 2014 firma con i serbi del FK Jagodina, ma giocherà solo una partita, in coppa nazionale. E per di più entrando dalla panchina. Non va certo meglio al Kuopion Palloseura, in Finlandia. Fallisce anche l’ultima chance ai Tampa Bay Rowdies, che negli anni Settanta ha rappresentato una delle principali rivali dei Cosmos di Pelé nella National American Soccer League, e a Las Vegas nel 2018.
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Che fine ha fatto Freddy Adu
“I tifosi facevano dei cori per lui. Poi l’hanno visto giocare, e hanno smesso” ha amaramente commentato a ESPN un componente dello staff dei Las Vegas Lights che ha voluto rimanere anonimo. “Freddy è molto migliore di quello che pensiamo” ha dichiarato per lo stesso articolo Eric Wynalda, ex nazionale USA diventato opinionista per la Fox. “In lui c’è molto di più. Ma purtroppo non l’abbiamo mai visto“.
Non si è ancora dato per vinto, ma a trent’anni ha iniziato la sua nuova strada. Allena i calciatori che vogliono affermarsi come ali o attaccanti per la Next Level Soccer, organizzazione no-profit statunitense specializzata in programmi sportivi e di istruzione per i giovani.
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