Edgar Davids, centrocampista della Juventus, dell’Inter, dell’Ajax, del Barcellona, ha una carriera da imprenditore e direttore creativo di un marchio di abbigliamento sportivo.
Aggressivo, veloce, spigoloso. Edgar Davids si è portato dietro una fama di giocatore non proprio simpatico e sorridente, e un soprannome in perfetta sintonia: “Pitbull”. Gliel’ha dato ai tempi dell’Ajax il suo primo allenatore, Luis Van Gaal, un altro che non aveva certo la simpatia al primo posto nella lista delle qualità.
Figlio di uno scaricatore di porto e di una donna delle pulizie, nato a Suriname e cresciuto in Olanda a Nieuwendam con Patrick Kluivert, gioca con i muscoli d’acciaio e le trecce. Dopo il glaucoma agli occhi, e la squalifica per doping, aggiunge un paio di occhiali al suo look. Diventano il suo marchio distintivo, che un po’ ingentilisce quella sagoma scorbutica che vaga per il centrocampo a recuperar palloni e a ringhiare sulle caviglie di ogni avversario.
Ha iniziato la carriera all’Ajax. Ha vinto tre campionati, due coppe e quattro supercoppe nazionali, una Coppa Uefa, una Champions League, una Supercoppa Europea e una Coppa Intercontinentale. Nel 1996 arriva al Milan, nasconde uno sguardo indecifrabile dietro un paio di occhiali scuri, quasi una premonizione. Non fa niente per farsi amare nella squadra di Tabarez, che è già allo sbando di suo. Davids fa parlare di sé soprattutto per le scazzottate in strada e le serate in discoteca.
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L’arrivo alla Juventus gli cambia la carriera
Alla Juventus, dove arriva nel dicembre del 1997, sono convinti di poterlo cambiare. Davids vuole soprattutto vincere e trova una squadra in linea con lui. Festeggia lo scudetto poi in estate viene eletto tra i migliori giocatori del Mondiale di Francia. Lo sarà anche all’Europeo del 2000, e come è andata a finire per l’Olanda lo ricordiamo bene.
La stagione successiva gli riserva il glaucoma agli occhi e la sospensione per positività al nandrolone. La società sostiene che ha preso delle medicine per gli occhi, prova a smontare le accuse. La squalifica resta, però: cinque mesi di stop. “Sono convinto di incarnare l’immagine pulita dello sport più amato al mondo. Purtroppo mi trovo coinvolto in una vicenda incredibile, che mi turba profondamente” scrive a Hurrà Juventus.
Terminata la squalifica ritrova Lippi, rientrato dopo la gestione Ancelotti con cui Davids ha instaurato un ottimo rapporto, ma emergono problemi tattici e di adattamento con Pavel Nedved. Il tecnico sposta Del Piero più avanti, libera il ceco e restituisce all’olandese la fascia sinistra. La Juve vince lo scudetto 2003 ma perde la prima finale di Champions League tutta italiana. E’ l’inizio della fine della sua esperienza in bianconero.
In estate, dopo la finale, Davids chiede un aumento di stipendio ma Moggi non è affatto d’accordo. Lippi lo fa giocare pochissimo e a gennaio 2004 parte per Barcellona. I blaugrana, nel pieno dell’innamoramento per la scuola olandese, hanno scelto Rijkaard come allenatore. L’arrivo di Davids fa volare la squadra.
Qui però commette un errore di valutazione. Si fa trascinare dal suo desiderio di vendicarsi della Juve e nell’estate 2004 firma per l’Inter. Non funziona. Non va molto meglio al Tottenham l’anno dopo. Torna all’Ajax nell’inverno 2006 e a fine stagione segna il rigore decisivo in finale di Coppa d’Olanda.
Dopo due anni di inattività, chiude la carriera con sette partite al Crystal Palace e un’esperienza da allenatore-giocatore al Barnet, in Inghilterra, nel campionato 2012-13.
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Davids alla Juve, le curiosità
A Torino, si è molto parlato delle sue partite con gli immigrati, in qualunque contesto. Qualche volta ha trascinato anche Zidane, come ha rivelato il francese. “E’ per loro che dobbiamo giocare, sono queste le partite importanti” gli diceva l’olandese, che si è fatto più volte vedere in città a bordo della sua Jaguar.
Che fine ha fatto Davids
Davids ha progettato la sua carriera molto prima di smettere di giocare. Nel 1999 ha creato un nuovo marchio di abbigliamento sportivo, Monta. Il brand, si legge sul sito ufficiale, si ispira alle partite di calcio giocate in strada.
La sua evoluzione è Monta Junior, pensato per bambini e ragazzi dai tre ai sedici anni. Davids è proprietario e direttore creativo del brand, che offre una via di espressione attraverso lo stile. Come si legge sul sito, “il mondo è il tuo playground”.
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