La pandemia da COVID-19 sta cambiando la vita di moltissimi, persino quella dei calciatori che, prima del virus, sembravano invincibili mentre ora sono alle prese con varie e diverse fragilità. FIFPro lancia l’allarme depressione.
Quando una folla grida il tuo nome due, tre volte a settimana, può persino capitare di sentirsi invincibili. Succede spesso ai calciatori, esseri umani eletti a miti contemporanei che raggiungono la gloria prendendo a calci un pallone. Contro la retorica, la demagogia e il cinismo. Tuttavia, al romanticismo – qualche volta – tocca rispondere con la dura realtà: allora gli “dei” del calcio diventano fragili al punto da dover chiedere aiuto. Restiamo umani, oppure torniamo ad esserlo.
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Questo il messaggio implicito che si porta dietro l’inaspettata pandemia da COVID-19, che ha sconvolto l’Europa e il mondo intero in un periodo relativamente breve. Così i calciatori sono scesi dal loro “trono ideale” per potersi rendere conto – nella schiettezza più disarmante – che gli eroi e i fenomeni della domenica, stavolta, non sono loro ma tutto il personale medico, sanitario e scientifico che studia, lavora, opera per trovare una soluzione a questa Corona(virus) che ha spodestato gli “intoccabili”.
Tanto vale non stupirsi, quindi, appena sentiamo parlare di depressione correlata ai calciatori: uomini ovunque senza mantello, riscoperti improvvisamente labili, alla ricerca di una dimensione. Un brusco ritorno con i piedi per terra piuttosto che in campo, motivo per cui la frustrazione potrebbe essere una conseguenza: lo rende noto FIFPro, l’associazione dei calciatori professionisti lancia l’allarme.
“Siamo alle prese con un forte aumento dei giocatori che soffrono di sintomi di ansia e depressione da quando il Coronavirus ha fermato il calcio professionistico, e temo che ciò avvenga anche per l’intera società che si trova ad affrontare un’emergenza senza precedenti”, avverte il Dott. Vincent Gouttebarge nell’entourage medico – con il ruolo di Chief Medical Officer – di FIFPro. Dando un’occhiata ai numeri è possibile avere un riscontro statistico di queste affermazioni: 1602 sono i calciatori professionisti intervistati, il 13 e il 22% – fra calciatori e calciatrici – ha accusato e riconosciuto sintomi depressivi. Dal delirio di onnipotenza all’impotenza, nel giro di poche settimane che poi (gioco forza) son diventati mesi. Mentre il 18 e il 16% degli interlocutori ha riscontrato sintomi di ansia. Problemi di vario tipo che, nell’arco di domande diversificate, hanno coinvolto 1134 professionisti su 1602.
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Sarà anche per questo, infatti, che Giorgio Chiellini – per quanto riguarda il calcio di casa nostra – membro del Global Player Council di FIFPro ha invitato tutti i professionisti a stimolare empatia e comprensione durante questa pandemia, senza lasciarsi prendere dallo sconforto: “Manteniamo forte lo spirito di squadra anche quando non c’è il calcio”, ha ribadito a gran voce il difensore bianconero. Lo stesso ha fatto il collega del Lione Lucy Bronze. Oltre la retorica spicciola e i luoghi comuni, ci sono migliaia di giovani idolatrati costantemente costretti, da un giorno all’altro, a dover chiedere una mano. Il sistema, anche con una semplice presa di coscienza, sta facendo il possibile per tendergliela.
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