Samuel Eto’o, protagonista del Triplete con il Barcellona nel 2009 e l’Inter nel 2010, si è fatto amare dai tifosi nerazzurri. Scopriamo cosa fa oggi.
L’Inter chiude il percorso nel girone di Champions League 2020-21 al Santiago Bernabeu di Madrid. E’ il teatro del Triplete del 2010, il momento più alto nella storia nerazzurra recente.
Quel trionfo ha reso Samuel Eto’o il giocatore capace di completare il Triplete per due anni di fila ma con due squadre diverse.
“Ai tempi delle sfide tra Barcellona e Chelsea noi non giocavamo contro la squadra inglese, ma contro Mourinho – ha detto Eto’o durante un incontro nella sede della Liga a settembre 2019 –. Poterlo battere ci dava una motivazione in più. Poi una volta, eravamo nel tunnel del Camp Nou, mi si avvicina e mi dice: “Un giorno giocherai con me”, e così è stato“.
La carriera di Eto’o
Votato quattro volte miglior calciatore africano dell’anno, miglior cannoniere nella storia della nazionale del Camerun, ha una bacheca decisamente ricca. Ha vinto una Coppa Intercontinentale (1998), due Coppe del Re (2002-03 e 2008-09), tre campionati spagnoli (2004-05, 2005-06 e 2008-09), due Supercoppe spagnole (2005 e 2006), un campionato italiano (2009-10), due Coppe Italia (2009-10 e 2010-11), una Supercoppa italiana (2010), tre Champions League (2005-06, 2008-09 e 2009-10) e una Coppa del mondo per club (2010).
Ha partecipato a quattro Mondiali, ha vinto due volte la Coppa d’Africa, nel 2000 e nel 2002, e nel 2015 ha ricevuto il premio Golden Foot.
La sua storia è iniziata al Real Madrid a 16 anni, nel 1996. Dopo sole tre presenze in prima squadra, però, Florentino Perez avrebbe voluto venderlo al Deportivo. “Non sono uno schiavo” reagisce Eto’o che si impunta e va al Mallorca. “Ci è rimasto cinque anni, abbastanza per spiccare il volo: ha lasciato lì 54 gol in 133 partite e la promessa che, un giorno, sarebbe tornato per chiudere la carriera. Poi, arrivato al Barcellona, alla prima occasione si è vendicato: 3-0 al Real, un gol, un rigore procurato e Perez in tribuna a chiedersi dove aveva sbagliato” ha scritto Arianna Ravelli sul Corriere della Sera.
Orgoglioso, permaloso, arriva a Barcellona con una voglia di riscatto sociale difficile da sopire. Si presenta con una frase slogan, “Correrò come un nero per poter guadagnare come un bianco“. Unico africano capocannoniere nella Liga (26 gol nel 2005-06), chiude la sua esperienza in blaugrana con 108 reti in 144 partite.
Alla fine di quella sua ultima stagione al Barcellona, il 2008-09, fa il Triplete, segna il suo 35mo gol stagionale nella finale di Champions League, ma non basta per mantenere il posto in squadra.
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L’esperienza all’Inter con Mourinho
“Pep ha vissuto la sua vita a Barcellona, ma negli anni passati da allenatore non ha capito la squadra che aveva” ha detto Eto’o a BeIN Sports. “Preferiva Messi a me come attaccante ed io provai a dirgli ‘Mi chiederai scusa, perché sarò io a far vincere il Barcellona, non Messi’. Guardiola dovrebbe chiedermi perdono“.
Guardiola invece gli offre un lasciapassare per la storia, il trasferimento all’Inter che avvera la profezia di Mourinho. La svolta della prima stagione nerazzurra matura sempre allo Stamford Bridge. “Mourinho ci disse: Dovete vincere per voi, ma soprattutto per me”. Segnai io (anche se mezzo gol è di Sneijder…) e quando rientrammo nello spogliatoio ci dicemmo: Non ci ferma più nessuno. E così è stato. E il merito è del fatto che Mou aveva creato una famiglia” ha raccontato nell’incontro del 2019.
Miglior giocatore del Mondiale per club 2010, lascia l’Inter al termine della stagione successiva dopo aver segnato 37 gol, solo uno in meno del record stagionale nerazzurro di Giuseppe Meazza e Antonio Angelillo. Passa ai russi dell‘Anzhi, che gli offrono l’ingaggio considerato il più alto nella storia del calcio (oltre 25 milioni).
Dopo aver giocato con il Chelsea, l’Everton, la Sampdoria, l’Antalyaspor, il Konyaspor, ha chiuso la carriera nel 2019 al Qatar SC.
Eto’o oggi
Vittima spesso di insulti razzisti, che ha contrastato con fermezza sia quando giocava in Spagna che all’Inter, da luglio 2019 collabora insieme a Didier Drogba con il presidente della Confederazione Calcistica Africana, Ahmad Ahmad.
Insieme al presidente, ha viaggiato per selezionare la sede della finale della Champions League Africana 2020, la prima in gara unica e in campo neutro. Una decisione maturata dopo il caos della doppia finale dell’anno scorso assegnata all’Esperance di Tunisi. Perché assegnata? Perché dopo l’1-1 dell’andata in Marocco, al ritorno il Wydad Casablanca rifiuta di terminare la partita. Sull’1-0 per l’Esperance, infatti, un gol regolare viene annullato al Wydad che potrebbe ricorrere al VAR. Ma il VAR non funziona. Il Wydad si rifiuta di giocare ancora, fa ricorso al CAS. Si parla di un possibile “replay”, ma alla fine l’Esperance viene dichiarato campione.
Quest’anno, la finale si giocherà al Japoma Stadium a Douala, in Camerun. Proprio Douala è una delle quattro città in cui la sua Fondazione sta distribuendo saponi, disinfettanti e prodotti alimentari di prima necessità. L’iniziativa raggiunge anche Buea, Yaoundé e Bafoussam. La Samuel Eto’o Foundation garantisce anche 50mila mascherine protettive. Dei suoi aiuti, scrive la BBC, può beneficiare un migliaio tra calciatori e calciatrici.
A quarant’anni, Eto’o ha lanciato la campagna elettorale per diventare presidente della Federcalcio del Camerun. Potrebbe dunque seguire le orme di Zbigniew Boniek in Polonia o del “Genio” Savicevic in Montenegro.