Maldini e gli effetti del coronavirus: "Non riesco ad allenarmi”
Intervenuto a Sky Sport, l‘ex bandiera del Milan, Paolo Maldini, ha raccontato la sua esperienza con il coronavirus, gli insegnamenti che ha ricevuto dallo sport e i segreti per fermare due grandi campioni del recente passato: Alessandro Del Piero e Francesco Totti
Lo scorso 21 marzo, Paolo Maldini è stato trovato positivo al coronavirus. Insieme a lui il figlio, Daniel. Come da lui stesso raccontato in un’intervista al Corriere della Sera, i primi sintomi li ha avvertiti già il 5 marzo, quando ha avuto forti dolori alle articolazioni, ai muscoli, e febbre stabile sul 38 e mezzo. All’inizio ha pensato che si trattasse di una semplice influenza, ma qualche giorno più tardi, quando è venuto a conoscenza della positività di due persone con le quali, giorni prima, era venuto a contatto, ha capito che si sarebbe potuto trattare di altro. I medici della Asl si sono recati presso la sua abitazione, gli hanno fatto il tampone e due giorni dopo è arrivato il responso: positivo. Dopo due settimane e mezzo di isolamento, poi, lo scorso 8 aprile la notizia che tutti aspettavano: i sintomi sono scomparsi e il dirigente rossonero ha avuto la possibilità tornare a lavoro.
Intervenuto in videochiamata a Sky Sport, in compagnia di altri campioni del passato come Del Piero, Totti e Buffon, l’ex bandiera rossonera ha risposto a diverse domande degli ascoltatori. Sul coronavirus, Maldini ha dichiarato: “Ho provato oggi ad allenarmi in palestra: dopo 10 minuti non ce la facevo più. Avevo capito subito che era qualcosa di diverso”. Lo sport, si sa, è in grado di trasmettere valori importanti. Lo sa bene anche il dirigente rossonero che sull’argomento ha detto: “Lo sport mi ha insegnato tanto, l’educazione i miei genitori ma lo spirito di squadra è tutto merito dello sport. Non pensare a sé stesso ma al bene comune”.
Poi una battuta su Totti e Del Piero, con i quali ha condivo tante sfide da avversario, ma ha anche vissuto momenti di gioia in Nazionale: “Come si fermavano? Il segreto era dimenticare tutto il rispetto che avevamo ed entrare duro. Se ti guadagni il rispetto va bene, ma lo spirito del calcio è quello”. Infine, un consiglio ai giovani che dovranno indossare la fascia da capitano: “Vivere di passione. Nel momento in cui arriva la fascia solo tu puoi decidere che strada prendere: io ho avuto tanti esempi, ma dipende da te. Ognuno di noi è unico”.
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