Milano contro Torino. Moratti contro Agnelli. Prisco contro Boniperti.
Inter-Juventus non è mai stata una partita come le altre.
Dal 14 novembre 1909, la data della prima sfida, all’invasione di campo del 1961, dal contatto Iuliano-Ronaldo a Calciopoli, e giù fino ai due successi di Sarri su Conte di questa stagione.
Inter e Juve si attirano e si combattono come due pugili, come Ali e Foreman, nel cuore del triangolo industriale. Il primo incontro lo vinse la Juventus sul campo di Corso Sebastopoli a Torino. L’Inter vinse la partita di ritorno e il titolo dell’allora prima divisione del 1910. Ogni sfida illumina quella che diventerà la Serie A con grandi giocate e campioni di livello mondiale.
Inter e Juve si sono incontrate 237 volte. La Juve ne ha vinte 108, l’Inter 71. In termini di serie di successi consecutivi, la Juve ne ha raggiunti tre dal 28 aprile 1974 al 31 agosto 1975, i nerazzurri due dal 16 maggio 1961 al 22 dicembre 1963.
La Juve non ha perso in casa sul campo per ventotto anni, dal 16 maggio 1965 al 21 marzo 1993 (anche se il primo maggio del 1983 un 3-3 venne ribaltato in 0-2 a tavolino per lancio di pietre contro il pullman dell’Inter. La più lunga serie di imbattibilità interna dei nerazzurri risale invece ai nove incontri dal 6 maggio 1932 all’11 maggio 1941.
Juventus vuol dire Fiat, operai che arrivano dal Sud, successo in Italia. Internazionale, con quel nome troppo di sinistra che il fascismo cambierà in Ambrosiana, vuol dire borghesia milanese e primi trionfi europei in Coppa dei Campioni. Ogni capitolo della sfida è un confronto sul valore del capitale. La lotta per l’affermazione industriale e sportiva, la sfida per l’orgoglio di due città che si sentono capitali dello sviluppo, si fa scivolosa e profonda nell’estate del 1961.
La storia è nota. Il 16 aprile a Torino, l’arbitro sospende la partita. L‘Inter di Helenio Herrera ottiene il 2-0 a tavolino, ma la Juve fa ricorso e il CAF decide di far rigiocare la partita. L’Inter però non accetta la decisione. Umberto Agnelli, presidente della Juve, è infatti anche a capo della federazione. I nerazzurri temono un “inciucio” e mandano in campo la “De Martino”, come allora si chiamava la squadra Primavera (limite di età U19). Finisce 9-1 per la Juve. È la partita della rivelazione di Sandro Mazzola, l’ultima di Giampiero Boniperti.
Inter-Juventus è scontro tra grandi. Mazzola contro Sivori, Platini contro Rummenigge, Del Piero contro Ronaldo, Higuain contro Icardi, Lukaku contro Cristiano Ronaldo. È tormento ed estasi. È il contatto Iuliano-Ronaldo che ancora fa discutere a 22 anni di distanza e il 3-1 nerazzurro del 2012, prima sconfitta bianconera nel suo nuovo Juventus Stadium, dopo 49 risultati utili di fila.
Una sfida così, racconta di grandi giocate e colpi proibiti: il pugno di Montero, squalificato per prova tv, a Di Biagio nel 2000, l’intervento di Nedved che frattura il perone di Figo, Materazzi che attenta alle caviglie di Ibrahimovic.
E’ una storia che dura tutto l’anno, tutti gli anni. Fiumi di parole si spendono da Torino a Milano e viceversa, prima e dopo lo scandalo Calciopoli. “La Juventus è una malattia che la gente si trascina dall’infanzia. Quando stringo la mano a uno juventino conto le dita” diceva Peppino Prisco. “Ormai in Italia non c’è più ritegno se anche il mio cuoco può comprare una squadra di calcio” commentava Gianni Agnelli quando Ernesto Pellegrini acquistò l’Inter. Più di recente, Gigi Buffon ha squadernato lo striscione “5 maggio godo ancora” in piazza Vittorio Veneto a Torino nel 2013, e i tifosi nerazzurri hanno steso sulla Curva Nord una coreografia con la Banda Bassotti il 18 ottobre del 2015.
E’ storia di dispetti piccoli e grandi, di rivalse da consumare anche sull’altare effimero dei sogni, il calciomercato. Non tanti i trasferimenti completati, e per questo si ricordano: il viaggio incrociato di Boninsegna alla Juve e Anastasi all’Inter nel 1976, lo scambio sostanziale Serena-Tardelli nel 1985, l’arrivo di Cannavaro a Torino nel 2004, di Ibrahimovic e Vieira a Milano nel 2006. Molti i rifiuti, le insidie poste dietro le linee nemiche. Nel 1982 il presidente dell’Inter Fraizzoli perde Platini, che aveva tentato di bloccare con un pre-contratto non ufficiale prima dell’apertura delle frontiere. Undici anni dopo Dennis Bergkamp, genio non compreso in nerazzurro, sembrava vicinissimo a passare alla Juventus.
Inter e Juve non si sono mai amate. Per questo nel 2009 Pavel Nedved dice no ai nerazzurri, che ripiegano su Sneijder, e nel gennaio 2014 i tifosi nerazzurri fanno saltare lo scambio Vucinic-Guarin, un’operazione praticamente concluso.
Nessuna partita in Italia scatena le stesse passioni, alimenta le stesse tensioni, assume le stesse dimensioni. È una sfida fuori dal tempo, che nel tempo dei social è diventata il vero Clasico del calcio italiano. Molto più del derby d’Italia, nell’azzeccata definizione di Gianni Brera. È lo specchio di un mondo, la partita che nessuno vuole perdere e a cui nessuno vuole mancare.
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