Storie di imprese e grandi rimonte, vere e proprie resurrezioni sportive. Un’antologia di successi delle squadre italiane capaci di ribaltare una sconfitta all’andata e scrivere pagine di storia.
Squadre che cadono, ma risorgono e vincono. Sconfitte all’andata che si trasformano in trionfi al ritorno. In una Pasqua di silenzi e ripensamenti per il coronavirus, torniamo a vivere grandi rimonte delle italiane in Europa. Un’antologia, senza pretesa di esaurirle tutte, per condividere emozioni positive. E una speranza collettiva di rinascita.
L’incoscienza, la furbizia di Peirò aiutano l’Inter a ribaltare l’1-3 di Anfield nella Coppa Campioni 1964-65. Era una riserva dei grandi campioni della filastrocca nerazzurra, ma in Europa quell’anno si scuote. Calzettoni abbassati, Peirò accende la miccia della rimonta dopo il vantaggio di Corso. Il portiere Lawrence fa rimbalzare il pallone, alla terza volta Peirò glielo sottrae e segna a porta vuota. Si può fare. Non c’è trucco e non c’è inganno. Segna anche Facchetti, poi l’Inter batterà in finale il Benfica a San Siro.
La Coppa Uefa 1991-92, dopo l’impresa del Genoa a Anfield, abbina in semifinale il Torino e il Real Madrid. I granata all’andata, al Bernabeu, giocano una partita coraggiosa e vanno anche in vantaggio con Casagrande. Hagi e Hierro però firmano il 2-1 dei Blancos.
I granata di Mondonico si superano in casa. Mettono sostanza e qualità, illuminati da Casagrande, che provoca l’autorete di Rocha, e da Fusi che completa la rimonta. Il resto è storia.
Al terzo turno di Coppa delle Coppe 1995-96, il Parma è sorteggiato contro i modesti svedesi dell’Halmstad. Sembra un sorteggio fortunato, ma in Svezia Buffon incassa due gol in mezz’ora. Finisce 3-0, al Tardini serve un’impresa. E l’impresa matura. Segnano Filippo Inzaghi, Dino Baggio, Stoichkov prima dell’autorete di Tommy Andersson su tiro di Benarrivo. Il Parma verrà eliminato al turno successivo dal PSG.
Un’altra sfida stile Davide contro Golia oppone l’Udinese al Bayer Leverkusen nei sedicesimi di Coppa Uefa 1999-2000. Il divario tra le due squadre, e la vittoria dei tedeschi all’andata al Friuli con gol della stella Ballack, sembrano trasformare il ritorno in una formalità. Ma nel calcio i pesci piccoli possono mangiare quelli grandi. Poi il tecnico De Canio inventa la mossa a sorpresa: Massimo Margiotta titolare accanto a Muzzi. Gli bastano 18 minuti per segnare due volte e convincere tutti. Ballack riapre i giochi, il portiere De Sanctis però salva l’Udinese. Il ricordo di una notte indimenticabile rimane, anche dopo l’eliminazione al turno successivo contro i più abbordabili cechi dello Slavia Praga.
La semifinale della Champions League 2006-07 non è una doppia sfida come le altre. E’ un incrocio di eleganza e volontà, passione e orgoglio. All’Old Trafford apre Cristiano Ronaldo, poi si susseguono la doppietta di Kakà e quella di Rooney: 3-2 Manchester United. La rimonta è solo sfiorata, ma c’è ancora un secondo tempo da giocare a Milano
Le stelle sono tante, canta De Gregori ispirato al gingle della pubblicità di un salame, e non stanno a guardare. Giocano, e con la maglia rossonera. Kakà, Seedorf e Gilardino stendono i Red Devils e proiettano il Milan, dopo due anni di attesa, alla rivincita contro il Liverpool di Rafa Benitez.
L’antologia di grandi rimonte non può passare per l’impresa per eccellenza del calcio italiano degli ultimi anni la firma la Roma, nei quarti di finale di Champions League 2017-18. E’ la notte di Roma-Barcellona. I giallorossi, che solo contro il Dundee hanno vissuto una serata appena paragonabile, sono crollati 4-1 al Camp Nou. All’Olimpico, però, va in scena una trasformazione degna del miglior Clark Kent.
Di Francesco schiera la difesa a tre, alza Kolarov e Florenzi, tiene Schick accanto a Dzeko che sblocca la partita dopo sei minuti. Il Barcellona sbanda, la Roma ci crede. Pique stende il bosniaco, De Rossi segna su rigore: manca mezz’ora alla fine e la Roma è avanti 2-0. Salta ogni logica, perché l’emozione del calcio ha ragioni che la ragione non conosce. Chiedere per credere a Manolas che di testa fa 3-0 poi due volte salva la Roma in mezzo all’area. Il “grazie Roma” di Antonello Venditi sale, molto più in là della Curva Sud.
La battaglia de “los huevos“, e non c’entrano quelli di Pasqua, alimenta il derby personale tra Cristiano Ronaldo e l’Atletico Madrid. I Colchoneros hanno annullato CR7 e intimidito la Juve, battuta 2-0. Ma Allegri ha in mente il jolly, Emre Can centrale di destra: un po’ difensore, un po’ centrocampista. Teoria o no, la mossa funziona e stravolge i piani di Simeone.
L’Atletico si apre, Cristiano Ronaldo si eleva. Nel primo tempo, il migliore di tutta la gestione Allegri, si infila alle spalle di Juanfran. Nel secondo sale, verso le stelle, su cross di Cancelo e fa 2-0. Il disegno del destino non è ancora completo. Un anno prima, Cristiano Ronaldo ha spento i sogni di rimonta della Juve su rigore, quello assegnato dall’arbitro “con un bidone dell’immondizia al posto del cuore“, Buffon dixit. Può cancellare quel ricordo solo in un modo. Con un altro rigore. Ha lo stesso identico umore e la divisa di un altro colore. Il colore di una serata magica.
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